mercoledì 13 giugno 2018

Una cagata pazzesca

Finalmente, finalmente dopo mesi, è stata tolta la cagata di alluminio che si ergeva verso il firmamento dal centro di piazza della Signoria Fiorentina. Un informe stampo di proporzioni bibliche che ci ha regalato, nel tempo del suo soggiorno, un’escalation unica di intolleranze, ottusità, vergognosa maleducazione, ignoranze atomiche e molti altri epiteti indegni per la città dell’arte, ma che confermano la natura fiorentina ben delineata dal Granduca Leopoldo, nonché un ben scarso senso umoristico. Ormai, però, questo magnete di sfoghi leghisti, questa catalizzatrice di spropositi violenti e fuori luogo non è più tra noi e con lei tutto questo di circo di frustrazioni malgestite. Un ricordo tra tanti della mia città e così avrei voluto che rimanesse. Ma poi capita di scendere in centro e di sentire quanto schifosa fosse quella sedicente scultura anche da chi non fa parte della massa gretta e approssimativa e capisci che quei modi di espressione paleo fascistoidi non sono solo appannaggio di soliti operai incolti. E allora mi auguro di assistere ad una prossima cagata pazzesca, colossale, gigante, che sveli quanti altre comparse di Idiocracy mi ritrovo come vicini di casa e quanti suoi simili scambiati per ominidi dovrò evitare durante il mio cammino. Perché forse la definizione di arte potrebbe essere troppo audace, in fondo, dopo le feci d’artista di Manzoni non si può andare oltre, ma la genialità nascosta dietro un’opera così informe la si può comprendere ed, ahimè, apprezzare solo al contatto col pubblico. Gli spettatori involontari che riescono a vedere solo quel che sono dinanzi alla maestosità dimensionale di un qualcosa che può essere tutto e niente, ma, almeno ufficialmente, non è proprio quel che a loro appare in un gioco di riflessi che svela più di quanto ci si aspetti. Non sono sicuro che l’idea dell’autore non fosse proprio questa, di provocare la città dell’arte per antonomasia con una bella cacchina davanti ad alcune delle opere più importanti del mondo. Magari è solo incapacità e ignoranza, ma dopo le folli e sprecate indignazioni dei miei concittadini mi piace pensarlo. Una sera ci passai, davanti all’incriminato escremento e non mi fece affatto l’impresa di aver rovinato la bellissima piazza della Signoria, anzi mi fece quasi simpatia, grazie alle sue misure apocalittiche. Per una volta mi parve d’essere in qualche città d’arte europea come Berlino o Lisbona dove l’arte dell’installazione è pratica comune e, al di là degli effettivi valori artistici ha il buon gusto di rilasciare un influsso positivo sui suoi visitatori anche solo per una risata. E poi diciamocela tutta: per rovinare le opere fiorentine ci vuole ben più di un pezzo di alluminio temporaneo. O forse siamo così insicuri del nostro patrimonio artistico da farci spaventare da una sciocchezzuola di qualche decina di metri? Non credo proprio, ma sicuramente basta una bischerata ben congegnata, una zingarata di puro genio come descrivevano in Amici Miei, per far venire a galla i proverbiali rifiuti intestinali .
L'opera moderna riprende visibilmente la più celebre "Il ratto delle sabine",
posto sotto la Loggia dei Lanzi sullo sfondo a destra,
che nessuno oserebbe mai criticare.

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