lunedì 15 marzo 2021

La visione di Wanda

Anche il successo stanca e può essere un problema, così dopo aver plagiato e prodotto una versione dilettantesca dei progetti che Zack Snyder aveva in mente per i personaggi DC Comics, ma perfetta per l'analfabetismo narrativo del pubblico contemporaneo, i Marvel Studios si prepararono a tuffarsi a capofitto nel live action televisivo. Approfondendo le conseguenze di Endgame, senza la fatica dell'ennesimo kolossal con multi-celebrità, costoso e impegnativo, per focalizzare l'attenzione dei nuovi Marvel Zombies su quei personaggi finora adombrati dai vari Iron Man e Cap e che, per forza di cose, dovranno ormai essere i nuovi protagonisti cinematografici di una saga che non accenna ad arrestarsi, nonostante la perdita fisiologica dei primi super con cui è cominciata. Un nuovo corso, quindi, di preparazione della platea, di formazione o, forse, sarebbe meglio dire, indottrinamento, più che necessario affinché in futuro non ci sia il rischio d' incappare  in qualche flop a 16:9 come i rivali DC, poiché gli spettatori si sentono un po' troppo orfani del loro Tony Stark. Una missione d' intrattenimento con cui si cerca di arrivare dove precedentemente non si sia riusciti appieno, lasciando, tra pareri discordanti ed incertezze, il campo dell'ex tubo catodico disponibile proprio al multiverso di Superman e soci. 


E se di televisione si vuole parlare quale miglior occasione che farlo con quella meta-narrazione oggi tanto in voga, soprattutto nel materiale supereroico extracartaceo con cui si gioca abilmente tra la sua derivazione e le varie incarnazioni con esilaranti easter eggs e citazioni, per fare approdare messaggi attuali in modi molto, ma molto efficaci e diretti, come, ad esempio la serie CW Dc's Legends of Tomorrow ne ha fatto un marchio di fabbrica. Uno stile di cui i Marvel Studios si sono sempre serviti poco privilegiando richiami per delizia e consumo dei fanboys o per instillare semplice ilarità da avanspettacolo, ma come ogni universo che si rispetti, ha ogni carta in regola per servirsene.  Il primo show post Thanos doveva perciò avere la scusa giusta per ripartire col massimo dell'audience e soprattutto dell'attenzione di tutto il popolo del web, non solo dei talebani dei comics e cine-comics, ma ogni utente possibile per generare, giustamente, il massimo del profitto cavalcando la traccia metatestuale. I capoccioni degli M Studios avranno pensato che con la magia si cade sempre in piedi  e altrettanto con le storie strappalacrime ed ecco che l'onore di inaugurare il ritorno del Marvel-cosmo nella nostra quotidianità è ricaduto su due tra i character secondari più in vista di sempre: Wanda Maximoff e l'androide ( anzi sintezoide, per la precisione) Visione.


Nonostante fossero già protagonisti della miglior pellicola ispirata ai Vendicatori di Lee & Kirby , Age of Ultron, non c'è mai stata l'opportunità di indagare a dovere il loro background, relegandoli dietro le quinte di uno spettacolo a quattro dimensioni. La serie, dall'esemplificativo nome di WandaVision, finalmente si prende la briga di mostrarci lo strano amore tra i due supereroi attraverso un brillante escurcus della storia della televisione. Divertente quanto i Fantagenitori ( ricordate la puntata in cui Timmy finisce nel mondo televisivo e salta tra un cartone anni '80 ed un'altro?) e misteriosa almeno come la serie evento Dark ( forse esagero, ma l'idea è quella) inizia col passo giusto, aiutata dalla scelta di un minutaggio che non ne appesantisce la visione. Tutta la forma è uno splendido atto d'amore per l'evoluzione televisiva statunitense e regge alla grande le prime puntate in una commedia finalmente di classe e non puerile, volgare, caciarona, superficiale o tamarra con cui l'MCU ebbe i suoi primi consensi. Riesce a strappare sorrisi, lacrime e fa sognare con cliffhanger perfetti che ci travolgono in un giallo avvolgente, inquietante e ambiguo al punto giusto.


Non dimentichiamoci però che WandaVision è pur sempre una serie di quei Marvel Studios che presentano eroi che alzano il dito medio con walkman scalcinati, che vengono circondati da veline in un atto di autocelebrazione manco fossero Berlusconi o, per non annoiarvi troppo, rendono ad una barzelletta Loki, il più mefistofelico e potente villain del Marvel Universe nel nome del rutto libero da birra & partita. L'entusiasmo di un'interpretazione carnale di uno dei mondi a fumetti che preferisco, esente, per una volta, da una costruzione discontinua e a tratti raffazzonata, da una banalità populista più involontaria che cosciente, cala drasticamente e la delusione incalza a tal punto da rendere trascurabile quel poco di buono che rimane. In fondo e pure in cima, la serie ha la notevole caratteristica di mettere al centro della vicenda una donna (continuando il trend del Girl Power inaugurato da Capitan Marvel) in una storia d'amore atipica, per quanto ricordi la tradizionale impostazione etero-binaria, un'eroina depressa, con una sindrome post traumatica, che tenta a tutti i costi di mettere insieme i pezzi di una vita improvvisamente andata in frantumi e per quanto non ci sia nulla di innovativo, mostrare certe vulnerabilità è sempre un toccasana per istruire una cultura popolare più equa e meno divisoria. 


Nell'insieme però si ricade nella confezione Marvel cinematografica delle narrazioni scialbe e che poco hanno a che fare col pathos dell'epica e dello stupore, sale del genere supereroistico su carta. Tra la preoccupazione pedissequa di non lasciar indietro neanche il più idiota dei telespettatori e un bisogno inesistente di ricalcare per la prima volta le versioni a fumetti in termini fin troppo letterali, si seppellisce sotto una bella, spessa e pesante pietra tombale quello che poteva essere uno dei migliori racconti made in Marvel (e che ciò nonostante forse lo rimane). 


Percorrendo incredibilmente di propria volontà tutti gli errori più elementari del novello filmaker offende la nostra materia grigia con uno spiegazionismo obsoleto e puramente funzionale all'encefalogramma piatto di chi non ha un intelligenza da offendere, ci telefona sin dal titolo quasi ogni singola rivelazione e sceglie la strada facile e figa del concludere senza concludere niente. Riesce a fare peggio di quello che scrivendo un romanzo giallo svela l' assassino già nelle prime pagine e se avete avuto il buon gusto di vedere Good Place 4 sapete di cosa parlo. Ora non ci resta che aspettare Falcon & The Winter Soldier, sperando che un tradizionale action movie gonfio di testosterone non possa fare peggio.









mercoledì 3 marzo 2021

Hulk-mania


Bum Crash Sock, Hulk spacca! Avete presente? Ecco, Hulk divenne uno dei miei supereroi preferiti durante il periodo dell'adolescenza. Facile capirlo. Insieme ad un mutamento licantropico degno di Wolverine con optional quali mega peluria, voce baritona, favoriti alla Conte Camillo di Cavour, sudorazione ed acne degne de La Mosca di Goldblum, ero solito spaccare e distruggere tutto. Sì, avete capito bene, esattamente come il Pelleverde m'incazzavo e spaccavo e/o lanciavo a destra e manca le prime cose sottomano e,pure, che malmenavo qualche malcapitato.



E sapete cosa pensavo in quei momenti? Sì, le precise parole che solitamente scrivono nelle nuvolette dell'alter ego di Bruce Banner: perché nessuno mi lascia in pace? Ed una sequela di idee così, tutte come fossero riprese del breve repertorio del mostro Marvel. La cosa buffa è che non ero mai stato un gran lettore di questa creatura di Stan Lee, almeno fino a che non lo sono diventato io stesso. L'unica reale formazione che avessi avuto sul personaggio era ancorata esclusivamente al mitico telefilm (sì, telefilm, non serie) con Bixty & Ferrigno, oltre a qualche cartone del sabato mattina seguíto, invero, molto distrattamente.



Diventato, però, a pensarci bene, non è il termine più azzeccato. Dovrei dire quando ne ho fatto coscienza… E come Bruce Banner, non sono comunque riuscito a fermarmi! Perché già da bambino, devo ammettere, ho vissuto momenti simili: tutti legati indissolubilmente alla rabbia, che ve lo dico a fare? Quando i miei amati compagni di classe, ad esempio,mi prendevano in giro e lo facevano spesso, ecco che divenivo un piccolo Tazmania che voleva solo distruggere in mille pezzettini i piccoli uomini davanti a sé.


Col risultato di essere ancora più nel mirino del becero bullismo di provincia. Poiché, sì, qualche colpo lo mandavo a segno, ma ero molto suscettibile ai vocaboli e non sono mai stato, da bravo nerd, molto atletico. Sì, mi piacevano i barbari come Conan ed He-Man, ma ero più un Paperino pasticcione, un Michelangelo senza addominali e carapace, sicuramente più simile ad un Puffo pacioccone che ad un Ercole. Quindi, infine, i miei attimi da Lanterna Rossa non risolvevano proprio un bel niente, anzi non facevano che aumentare il problema.



La rabbia, però, dinanzi a quel che percepivo come un enorme ingiustizia ai miei danni, era molta e pari ai comics del Gigante di Giada, irrefrenabile. Più mi arrabbiavo più diventavo for… No, miei piccoli lettori, magari, questo lo avrei desiderato semmai, ma rimanevo semplicemente violento, scomposto, ridicolo: a tal punto da definirmi continuamente uno schizzato, qualcuno che non ci stava co' i' capo. E via, il vizioso circolo ricominciava da zero, perché ovviamente l'unica cosa che aumentava a dismisura era lo scherno ed io non ero certo abbastanza furbo, né capace da controllarmi per agire diversamente da un microscopico Hulk. 


Una volta, durante una partita al Super Nintendo, sbarbai, addirittura, con un sonoro morso, una ciocca di capelli dalla testa di un mio compagno di classe! Più Hulk di così! Crescendo la cosa si è solo acuita, come l'eroe ipertrofico, ingigantita e fatta sempre più pericolosa. I miei periodici attacchi d'ira mi hanno portato così ad una compassione verso protagonisti affetti da qualcosa di simile: non più solo il tenebroso, ma decisamente più controllato Batman, ma anche e soprattutto Wolverine, Punisher, Daredevil e quindi il re dei personaggi scomposti, Bruce Banner! 



Se mi sentivo Hulk nel mio iracondo stato era la vicinanza alla parte umana del supereroe che mi aiutava ad immedesimarmi. Bruce, più di Hulk, era un impotente testa d' uovo, per i cui talenti e passioni avrebbe potuto elevarsi alla cima dei supereroi Marvel, ma le cui emozioni ed insicurezze interiori lo rendevano un Gobbo di Notre Dame di cui vergognarsi e da scacciare. Il titolare di testata forse più emarginato e abbandonato, anche rispetto ai borderline X-Men, perché, almeno loro, sono una comunità. 


Nel suo essere uomo di scienza e conoscenza rivedevo la mia curiosità sul mondo, il piacere magnifico che ho sempre provato nell'imparare nuove cose, scoprire ogni lato di ciò che ci circonda ad incominciare da quel che mi faceva palpitare il cuore. Allo stesso modo, non potevo che riflettermi in questo moderno Jekyll & Hide, condividendo, ahimé, il vittimismo e quei momenti di così poca lucidità in cui credevo di non avere il minimo controllo della mia vita, di essere nato sbagliato come un Gene X o di essere posseduto da un Venom qualsiasi. 



Ma non si può fare l'Hulk per sempre, perché, innanzitutto, non è giusto per chi ci sta vicino e tanto per noi: per quanto comoda possa essere la strategia dello “spacca & distruggi”, arrabbiati col mondo perché tu non hai alcuna responsabilità, alla fine ti logora, ti rende comunque triste e avvilito e, proprio come Banner, non vuoi altro che il tuo potente alter ego dei raggi gamma sparisca. Se non sei infuso in un incorreggibile egoismo, il dolore che le tue urla, la tua piccola e media distruzione materiale, le incostanti botte destinate alle persone che pensi di amare, la tua violenza non può che corroderti dall'interno. 


A differenza dello scienziato mingherlino e occhialuto, non puoi "semplicemente" tentare di uccidere o separarti dal tuo Hulk, perché la realtà non è un fumetto ed i pensieri magici non funzionano… o forse, proprio come lui, non puoi perché siete la stessa cosa e l'unica strada è un percorso di dialogo tra te e te dove convogliare e mutare la tua rabbia in qualcosa di più rispettoso per te e gli altri, che non ti consegni puntualmente un regalo di malessere ed infelicità.


Pian, piano e sì, so che non è affatto facile, lo so bene, ma dobbiamo sforzarci se vogliamo trasformare il mostro che è in noi, relegare il nostro Punitore ad una fantasia di sfogo virtuale e catartica, prendere il coraggio di Wolverine per indirizzare l'inarrestabile ed umano sentimento di rivolta lontano dalla violenza materiale, aspettarsi di cadere ed imparare a rialzarci come il guerriero urbano Daredevil, abbandonando la pigrizia per abbracciare la volontà delle Lanterne, affidarci con orgoglio ai propri artigli e Bat-conoscenze, correndo a più non posso come Flash verso ciò in cui crediamo e amiamo e come Capitan America rincorrere un sogno senza fermarsi mai, afferrare l'umiltà nell'accogliere la verità di cui Wonder Woman è rappresentate, soprattutto quando la nostra idea ne è lontana e solo così potremo finalmente essere ciò che abbiamo sempre desiderato: la versione migliore di noi stessi!