Due
cani. Un'auto. Un padrone. Una manovra in retromarcia. Un parcheggio
deserto. Guinzagli troppo lunghi. La sensazione improvvisa di avere
un bersaglio a quattro zampe nello specchietto retrovisore di
quell'arma mobile che ti ritrovi sotto il sedere. L'indifferenza di
chi se ne doveva curare. Una frenata per evitare l'irrimediabile. Un'
osservazione cauta e legittima figlia dello spavento di "quel
che poteva accadere". Uno sguardo storto, colmo d'odio e di
arroganza. Una risposta visiva e gestuale, immobile e rigida, quanto
dura ed irruenta.
E
chi stringe fra le mani un manubrio in simil-pelle non può che
sentirsi come se avesse disturbato un Dio, un re intoccabile,
risvegliato una crudele ed antica divinità. Il commento verbale
dell'adirata entità al seguito dei suoi Cerbero non è da meno. Ed
ecco che una gentile osservazione negli interessi di tutta una
comunità viene avvertita come un attacco personale ed
ingiustificabile, come se si fosse arrecato un oltraggio da lavare
con il sangue all'onore stesso della persona; come se le logica legge
non esistesse, non valesse più niente, come se il ruolo dei tutori
dell'ordine fosse da mettere alla berlina, un superfluo fregio
nell'amministrazione della società privo di qualunque valore; come
se ognuno fosse padrone incontrastato degli spazi pubblici,
muovendosi come nel bagno di casa propria, invece che considerarli di
tutti e non solo suoi. Spazi pubblici, appunto, cioè della comunità
intera; spazi dove, cioè, è bene tener conto delle esigenze del
nostro prossimo prima che delle proprie. E così viene avvertito come
violato, con quell'arroganza denunciata nelle modeste parole
dell'altro, un bene non proprio, si tenta di spaventare,
accompagnando i gesti con vistose urla colme di rabbia, cercando
d'instillare paura, sorprendendo chi ha avuto la sola colpa di
muovere un'educata osservazione nella tutela, non solo della propria
sfera privata, ma anche per l'incolumità di quegli esseri non umani
che si è messo, incoscientemente, in una condizione di probabile
pericolo. Si agisce offendendo, pesantemente, come se la ragione ce
lo permettesse, come se la si avesse questa ragione, minacciando,
chiaramente, puntando dita e scoperchiando fauci, ringhiando come
forse si sarebbe voluto che facessero quei cani e come, sopra ogni
cosa, si fosse gli unici ad agitarci, ad esser mossi dall'odio, dalla
vendetta di fronte ad un vero colpo alla nostra dignità, ai nostri
diritti personali e non con una banale combinazione di parole più
che prevedibile, ma con una furiosa violenza verbale e d'intenti.
E
tu, quando il tuo unico peccato è stato di far valere un piccolo
diritto in modo sereno e diplomatico nell'orticello di casa tua, non
puoi non sentire l'istinto che ti spinge ad assalire, a sferrare, ad
uccidere, non puoi ignorare la voglia di prevaricazione che la
prepotenza subita ti ha lasciato.
È
impossibile far finta di niente, rincasare sereni, se si è umani:
non possiamo che sentirci oltraggiati, impotenti e vittime. Siamo
terrorizzati, per le minacce nel pensare che un individuo si permetta
questo e perché ci siamo resi conto di non aver alcuna tutela
dinanzi a persone così. Persone che non rispettano alcuna legge,
nessun compromesso di convivenza, prepotenti di quartiere piccoli
abbastanza da non coinvolgere i tutori dell'ordine, se non quando è
ormai troppo tardi, e grandi abbastanza da rovinarti la vita. Cani
sciolti che non puoi controllare, pronti a far qualsiasi e letale
pazzia.
Non
sono come te, tu che non hai urlato quando potevi perché non è
educato, che hai cercato di rimanere calmo quando volevi ucciderlo,
perché non è giusto; tu che, infine, hai cercato di spiegarti in
modo calmo anche se ti tremava la voce dal nervoso, perché in fondo
non conviene andar contro quella che è la legge. La razionalità ti
salva, provocare chi non comprende ed è pronto a far quel che non si
dovrebbe per proteggere la sua sfera privata. Ti salva, ma non ti
aiuta. Non aiuta a stare più calmo, a non sentirsi feriti da
un'ingiustizia che mai si risolverà. Per te, per la fiducia nelle
tue capacità, per la tua integrità di uomo e per tutto quello in
cui credi ed in cui sei cresciuto. Non si può non salire le scale di
casa non sognando un salvatore, che con classe, ripaghi con la stessa
moneta chi, effettivamente, ti ha fatto violenza senza che tu potessi
far molto. Non si può non immaginare la soddisfazione se un messia
alieno riparasse alla prepotenza subita con straordinari poteri
cosmici. Non si può non sentire il bisogno di un crociato
incappucciato che piombi su chi ti ha mancato di rispetto e lo
avvolga tra le ombre del suo mantello per fargli assaggiare la sua
stessa medicina. O di un angelo custode che in un batter d'occhio
avesse posto fine alla diatriba lasciando in mutande quell'avventore
così nevrotico. Di un luminoso agente dell'ordine che scenda dal
firmamento al momento giusto a risanare una giustizia mancata. Di un
prode leader che difenda le giuste regole di un intera comunità
tramite il tuo personale caso. Ed ancora, potrei dire, di un nobile
capitano che ponga il suo scudo tra te e i pericoli alla tua libertà
personale, di un diavolo guardiano che colpisca di notte chi sbaglia
di giorno, un amichevole protettore di quartiere, di un verde mostro
che faccia per te quel che non puoi fare, di un imprenditore in
armatura che vigili su quel rispetto che non dovrebbe mai venir meno.
Questa
è la risposta a chi domanda quale sia il gusto nel seguire le
avventure di “raddrizza torti” in spandex e calzamaglia. Si può
davvero resistere al loro fascino, per quanto sbagliato, di fronte
non ai problemi mondiali, ma a queste frustranti reati quotidiani ed
impunibili? È
veramente più umano far finta di essere superiori e distanti da
questo sentimento, od accettare questa debolezza della specie
tentando di migliorarci seguendo buoni modelli di cittadinanza, quali
i vari Clark Kent, Bruce Wayne, Barry Allen o Arthur Curry, mentre
appaghiamo la nostra naturale propensione al far west tramite i loro
alter ego mascherati nell'attesa che un Hal Jordan riesca a far il
suo lavoro, grazie anche al coraggio di una denuncia?
Ecco
perché i fumetti di supereroi sono i miei preferiti: perché,
nonostante tutto quel che se ne può dire, sono i più incisivi sulla
nostra vita ordinaria, sono quelli che più si occupano di lenire la
naturale frustrazione del moderno uomo comune. Fanno divertire, fanno
pensare e aiutano come uno psicologo, se usati a dovere. Possono
indicare la strada se si sa leggere tra le loro righe in una continua
discussione della società occidentale contemporanea. Non tutti si
può essere della medesima opinione, ma è in momenti come questi,
quando palpo in prima persona quanta miseria vile e cattiva si
nasconda negli angoli più reconditi dell'uomo comune, che comprendo
quanto umana e logica sia l'esistenza di un tale genere e, perché
no, delle infinite religioni di questa terra. E non mi vergogno di
confessare quanto bisogno ne abbia, né, sovra ogni cosa, di sperare
che un Superman mi venga a salvare.