venerdì 20 ottobre 2017

BD2049



Dopo averci sottoposto ad un attento esame oculistico, che ripropone ogni 20 m. circa, tanto per rassicurarci sulla salute delle nostre diottrie, Blade Runner:2049 non fa rimpiangere minimamente il predecessore. Un interminabile viaggio noir dal battito cardiaco piatto, che rischia di farci fare un bel tour nei reami di Morfeo. Un affresco così talmente distinto da lasciarci indifferenti nel chiederci dove sia il cuore di questo grande schermo. Una narrazione asettica per una storia che avrebbe potuto mutare in un'opera che non c’è. Si ripete lo spreco di tecniche e tecnicismi, talenti e virtuosismi per dei cm di celluloide gettati al vento, dove il buono viene ampiamente asfaltato dal vuoto che lo circonda. Il minutaggio non aiuta a carpire gli ottimi intenti del lavoro di Villeneuve, abile costruttore dell’originale Arrival.

Sceneggiato a suon di telefonate rischia di apparire più banale e scontato di quel che non volesse essere, ma purtroppo non siamo su un'isola di desideri, ma nel mondo reale e le ambizioni devono essere sapute coniugare se si vuol essere definiti come “capaci”.

L’eredità di Scott è troppo pesante per poter rischiare qualcosa di veramente inaspettato e, chiaramente, si punta sul cavallo vincente per poter incassare sicuri e vendere di più nell’home video. Niente di male, ma se ci si fosse sottratti ai cliché e alle retoriche di quel retaggio culturale avremmo avuto una visione degna di questo nome. Un'esperienza visiva non può, oggigiorno, giocare sulla metà del suo potenziale per accontentare i religiosi scottiani. Per fortuna a questa grande impassibilità, (metafora dell’ emozioni di un Ryan Gosling emule del peggior Affleck?) veniamo tenuti a galla da un impensabile Dave “uomo senza collo” Bautista sulle soglie della recitazione, una simpatica fidanzata virtuale e l’ennesimo inquietante Jared Leto, di cui ci sottraggono il piacere di uno scontro finale dell’ultimo livello col “non più” Giovane Hercules.


E poi questo sequel è riuscito a farmi stare simpatico Harrison Ford!

Ne vogliamo parlare?


Ecco ora potete odiarmi.

venerdì 28 luglio 2017

All Hope Is Gone

Credo fermamente che non interagirò più con chicchessia su Facebook o qualsiasi altro cosiddetto social network, o almeno credo che dovrei farlo. Sfruttare la piattaforma per il solo scopo pubblicitario e di profitto, limitandomi a qualche striminzito vocabolo solo se interpellato. So che sarebbe buona norma per la mia salute psicosomatica seguire questo diktat, ma mi conosco troppo bene per sapere che non resisterò a lungo alla tentazione di rispondere per le rime alla prima “cagata pazzesca” che leggerò in qualche post o commento. 

Devo, però, costringermi realmente a questo nuovo codice comportamentale, innanzitutto, come accennato, se tengo veramente alla mia salute, fisica e psicologica.

Non posso accettare ancora di farmi rovinare una giornata solo per avere aperto un “profilo” e aver avuto ancora la speranza di poter condividere un’opinione, una passione, un’emozione con quacluno in termini civili e democratici. Non voglio fare il Kurt Cobain di turno e non ho nemmeno voglia di propagandare un cinismo fin troppo adottato dalla maggior parte della popolazione odierna, ma non posso che esse realista: su Facebook ed in rete, per lo più, non figura quasi alcun individuo con capacità di discussione democratica e scovare le poche eccezioni è veramente troppo faticoso.

Si potrebbe dire che sono io la causa di tutto, che sono troppo permaloso, esagerato, intransigente, ma dalla mia ho una certa esperienza, fatta di continue e disparate combinazioni lessicali, e nessuna di queste ha mai evitato incomprensioni caratterizzate da una forte tensione (per usare un eufemismo) verbali. Lo dico, ovvio, ognuno è libero di pensarla diversamente, ma se tra chi legge c’è chi spero, comprenderà bene la mia posizione.

Ormai, tra la decadenza dell’istituzione Scuola, quasi definitiva dopo la super batosta dei governi Berlusconi, la diffidenza in tutto ciò che è precostituito, al di là di ogni logica possibile o meno, l’esaltazione della violenza concettuale, cui le conseguenti forme fisiche e verbali sono solo veicoli di propagazione virale, ogni buon senso è andato letteralmente “a farsi fottere”.

Gli individui che popolano questa così “libera” rete hanno il solo interesse di suonarsela e cantarsela, di sedare insicurezze adolescenziali, confermare fedi per cui non esitano ad offendere e sollevare muri invece affrontare sereni confronti e diversità, nonostante invero dimostrino d’ignorare le motivazioni della loro militanza e calpestano con vigore ogni pensiero di dissenso. La cosa peggiore è che, il più delle volte, non ne sono neanche coscienti, ma agiscono semplicemente secondo una dinamica cerebrale figlia di un’educazione fatta di assenze più che di una vera mala educazione. E davanti a questo, cosa può un soggetto allevato a democrazia e conoscenza come me? Cosa può una persona cresciuta nel credo del sapere scientifico, della codifica del linguaggio, nel rispetto delle regole, nella politica come momento di confronto e crescita collettiva quando ha davanti a sé chi non ha la minima idea di cosa stia parlando? E ancora una volta, ancor peggio, forse, crede di saperlo e se ne riempie la bocca, ma, come si suol dire: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ed è proprio così che mi sento, come circondato da sordi ed impotente dinanzi alla loro ignoranza. Una volta mi ero illuso di poter creare un ponte tra me e loro, ma più vado avanti e più mi pare incolmabile. Mi ero convinto che impegnarmi a discutere in termini così difficoltosi mi avrebbe aiutato ad esser più tollerante, a migliorare le mie qualità dialettiche e via dicendo: ero un idiota. Non sono solo i “fenomeni da tastiera”, gli “analfabeti funzionali che credono alle scie chimiche, ma anche e soprattutto i loro detrattori: non vi è una parte realmente migliore, ma un insieme di sette accomunate dal medesimo folle modalità di condotta che non conosce alcun senso di civiltà. Fidatevi di me, i quindici minuti di popolarità wharoliani non ci fanno bene: come per i miliardi, bisogna saperli gestire e non siamo poi così immuni dall’ebbrezza del potere che ci piace criticare a quel politico o all’altr,o come se fossimo migliori.

Le cose stanno così, forse cambieranno forse peggioreranno, ma non voglio più dover piangere, arrabbiarmi, angosciarmi come stasera per persone che non ti ascoltano, ma ti attaccano, che ti additano per quel che fanno loro, che impediscono qualunque argomentazione e non accettano dubbi e critiche se non le loro. Forse sono più ingenuo di quel che penso, forse, anzi, sicuramente, tutto questo non è appannaggio di quel web che ne ha solo concentrato il meglio, ma se esco per strada, se prendo un autobus o se entro in un grande magazzino non vedo i pensieri della gente, a meno che non mi interpellino.

Per questo, per il mio bene, devo ignorare questo mondo virtuale, ma nel frattempo, se c’è qualcuno che capisce quel che dico, non mi lasci solo, si faccia avanti, perché se non è la gente come me ad occuparsi delle nostre realtà non faremo una bella fine.

giovedì 6 aprile 2017

Il Buon Giovane Zio Marty Vs Analfabeti Funzionali




Cos'è che rende il nuovo BGZM (Buon Giovane Zio Marty) della nuova serie a colori di Martin Mystère così riuscito? Molte cose, le citazioni nerd ed alla contemporanea cultura pop, il ritmo televisivo, l’ovvia colorazione digitale di ottima qualità e tanto altro.


Ma vi è un dettaglio che credo gli superi tutti, che il lettore lo avverta o meno lo assorbe: l’anti complottismo. Se il Martin Mystère originale, nei decenni scorsi, si è tascinato, suo malgrado accaniti sostenitori di strampalate teorie anti scientifiche, il giovane Detective dell’ Impossibile non smette di ricordarci quanto sia distante da figuri di questo tipo. Pur senza abbandonare il tipico sapore delle avventure mysteriane cerca di correggere l’ involontario errore del suo avo, almeno, con una dichiarazione d’intenti chiara e determinata.


Certo, bisogna saper ascoltare e non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e probabilmente ci sarà sempre qualche anti vaccinista che leggerà un Martin, ma questo giovane archeologo si mostra privo di quella involontaria ingenuità che nel 1982 attrasse individui anti scientifici verso un fumetto chiaramente pro scienza e cultura. D’altra parte, a quell’epoca, non poi così lontana, la mentalità che minava la logica e la razionalità diffusa dall’istruzione ufficiale, pareva soltanto la bizzarìa sparuta di qualche chiacchiera da bar, con poco potere e ancor meno presa sul pensiero comune. La percezione era quella che ci fosse solo qualche boccalone fissato con x-files senza troppe pretese e niente di più e certo nessuna persona sana di mente avrebbe pensato che questo avrebbe potuto aver un respiro più ampio e ancor meno creare danni costanti alla cultura di massa. Perché in fondo possiamo credere agli alieni, che ci sia un misterioso animale mannaro in Messico chiamato Chupacabra o all’Uomo Falena dell’America degli anni ‘50, se ci fa piacere, ma tutti sappiamo che la Terra è tonda, che l’uomo è andato sulla Luna e che i vaccini ci proteggono dalle malattie, o no?


Oggi, ahimè, abbia visto che il collante di Internet ha reso più coese quelle chiacchiere da bar dello sport, così prese sottogamba qualche decennio fa e ben più comunitarie, a tal punto, da incidere decisamente sul grado di educazione generale, abbassandolo drasticamente. Ovviamente non le uniche cause di questo dato, ma certamente non un grande aiuto al nostro sistema scolastico nazionale. Il Martin Mystère 2.0 si manifesta come un difensore della cultura che brandisce la curiosità a destra e la conoscenza a sinistra, non solo come un rivelatore di scoperte opportunamente occultate da fantasiosi e sedicenti poteri forti, quindi, un’incarnazione più simile ad un Aberto Angela che ad un Indiana Jones, ma non per questo meno avventuroso e avvincente.


 E di un Martin così ne abbiamo più che mai bisogno in una società in cui i 15 minuti di fama di Andy Wharol sono stati protratti a 1140 e il marketing di pensiero conta più del pensiero stesso per riportare un po’ di lume in un’epoca caotica o anche solo per illuderci di non aver perso ancora del tutto la ragione.

martedì 21 marzo 2017

Perfezione, il mio difetto.



Sono un po' giù (motivazioni ininfluenti) e apro Facebook (purtroppo per voi sapete cos'è FB,no?) nell'intento (ufficialmente) di distrarmi un po' nel più breve tempo e modo efficace possibile; in realtà con la voglia subconscia di perdermi per il più lungo tempo possibile senza sentire i morsi di nessun rimorso, esattamente come il più classico degli amanti dell'alcool attaccato al collo di una bottiglia e con la presa ben salda al bicchiere mentre è intento a scrutarne il fondo.




n-esimo post




immagine: 2 vignette, Preacher (di Ennis & Dillon).




Protagonista:-" F#*ç§%= l'auto compatimento. "




Già. Proprio così. Inizio a pensare che per quanto dolce sia l'auto-compatimento farei solo il gioco di chi mi vuole male (ma chi è che me ne vuole realmente? Mi sa nessuno, per fortuna, ma l'idea di un nemico è fortemente legata ad un importanza discreta di te, quindi...) a gongolarmici. Continuo, perciò a pensare a come potrei investirlo, ma è difficile investire in qualcosa che non è poi così futile, che non è tra le peggiori, ma nemmeno così poco grave come si crederebbe. Una cosa che non è una perdita, una violenza, un sopruso fisico, ma più impalpabile, emotivo, che non puoi sfogare direttamente, che è semplicemente una constatazione triste.

Perché oggi mi sono reso conto, come e più di prima, di essere una persona pessima.

Lo so, questo è auto-compatimento ed anche della peggior specie: quella ruffiana (sorrido, finalmente).

Ma cosa volete farci? Dovete portare pazienza. Nonostante quel che sembra non posso prendere altra via.

Sono una persona pessima, dicevo.

Lo sono perché adesso che scrivo e pian piano mi sento meglio e che colgo i primi frutti di questo investimento, mi dispiace doppiamente del dolore causato ad altri e quel che ho ricevuto lo sto scordando e sbaglio forse, ma mi domando se non avrei potuto evitare un passaggio così tortuoso e sofferente per tutti.

Sono una persona pessima, quindi, perché tutto ha giratocome un perno sul mio Ego e per nessuna ragione è valsa la pena.

Pessima, perché mi sento come Superman, come Clark Kent, alieno in un mondo di imperfetti reticenti, solo ed incompreso, sempre a concentrare le mie energie per limitare i danni dei miei poteri, cosa che oggi non ho fatto.

Pessima però perché non ho il carattere paziente e tollerante dell'Uomo d'acciaio, ma uno più duro e severo, uno come Batman, che non perdona niente e nessuno, nemmeno a se stesso.

Pessima in quanto mi basta fin troppo poco per deprimermi, come Aquaman, anche se di ragioni per farlo ne potrei avere da vendere. Come Arthur sono a metà tra tutto, tra ciò che piace al mio istinto e ciò che, invece,piace alla mia logica e non voglio lasciar andare niente, illudendomi di poter creare quei ponti che nessuno vuole.

Pessima perché sono testardo e impulsivo come Lanterna Verde, Hal Jordan, ma non ho la sua forza di volontà, la sua tenacia e il suo spirito di sacrificio, forse nemmeno il suo spirito e basta.

Pessima perché sono cresciuto con valori che nemmeno chi me li ha trasmessi li ha così assorbiti e a cuore e corro, corro, nella speranza che siano utili a qualcosa, per me, ma soprattutto per gli altri. Ma per ora mi affatico senza veder orizzonti di traguardi.

Sono pessimo in quanto dico troppo spesso che lo sono senza crederci veramente, credo anzi troppo nel contrario, come un Luthor meno efferato, meno incisivo, quasi trasparente.

Pessimo, molto pessimo perché ho abbandonato un percorso di psicanalisi convinto di non essere io ad averne bisogno, ma invece molte delle persone che incontro. Forse avevo torto. Forse, ma non ho voluto minimamente considerare l'unica altra opzione possibile: l'omologazione. Abbassare il mio livello di cultura e miei principi in favore di un gruppo a cui appartenere, di una relazione più distesa con famiglia e parenti vari, per una Justice League dei poveri in cui sentirmi a casa.

Avverto ancora il bisogno di averne una, assieme alla mia Mera, ma non posso e non voglio accontentarmi: che Justice League sarebbe senza Giustizia?

Pessimo, perciò, perché non penso abbastanza al mio benessere emotivo, ma punto troppo in alto, ad avere tutto o niente, ma perdonatemi se svendo tutto tranne ciò che mi definisce.

La maggior parte di voi, in fondo, fa il contrario e non la biasimo: la solitudine è una brutta bestia, è Doomsday! Non vi giudico, non troppo, in fondo anche io sono umano, ma i più di voi svendono il rispetto, l'educazione o quello in cui credono per una Suicide Squad, o no? Forse anche solo per una Section Eight.

Pessimo, si diceva, perché sono un mostro, almeno per voi, che non capite o non volete capire, un J'onn J'onnz sceso da Marte, uno Swamp Thing venuto dalla palude, non perché sia migliore, ma al contrario, perché non riesco ad essere peggiore.

Vedete sono pessimo, tra tutti voi, sono tra i più pessimi e se talvolta riesco a sopportare voi, è troppo chiedere di sopportare me, sopportare le mie virtù?

Io ci ho provato, provato e riprovato, ma se ho la rabbia di Atrocitus o Wolverine, il fascismo intellettuale di Sinestro o del Punitore, il cinismo di Constantine, non ho il loro odio, il loro disincanto, la loro freddezza. C'è qualcosa che mi impedisce di andare in fino in fondo, una debolezza per qualcuno, ed è l'amore di Bruce per quel che è giusto, l'esempio di Clark, la passione per la legalità di Barry, la determinazione di Hal, il dovere di Arthur, la forza di Diana.

Spero che perdonerete questi miei difetti, che comprenderete perché sia così limitato, così poco, quanto molto imperfetto.