mercoledì 20 giugno 2012

Zombie

Ho visto i miei coetanei  ambire continuamente ad un inutile status di adulto. Invecchiare prima del tempo, collezionare modi e consuetudini come fossero giocattoli desiderati da sempre e da sempre proibiti.
Tutti siamo stati bambini, ma per alcuni è come se non lo fossero stati mai. E' come se l'intero sistema sociale li annichilisse pian piano.

Stupido.
Sciocco.
Per bambini.
Giornaletti.
Buffo.

Termini usati come un arma contro la loro origine, il loro passato da rinnegare, non da sommare, ma da sostituire in favore di un distopico modello di uomo.

Come se quell'ordine di vita fosse più logico e credibile delle fiabe che li hanno cresciuti.
Rifiutano ciò che erano e con questo ciò che sono affermando di non credere più nelle favole, odierno sinonimo di frottole (niente di più lontano dalla realtà), ma si sbagliano.

Hanno solo cambiato quello a cui credere.

Adesso credono in virus e anticorpi, in batteri e parassiti, in sistemi e organi, mutati in zombie, privi di umanità, a parte qualche strascico che si perde nel buio profondo ed assoluto delle loro cavità oculari. Mostri innocui, affamati  di un cibo che non li sazia. Ingurgitano veleni come cure. Mostri irritanti e patetici, ma anche teneri e fragili, di cui avere pietà e compassione. Sono vittime. E per la loro patologia non vi è soluzione.

Così, mi difendo nella mia abitazione sbarrando porte e finestre per evitare ogni contatto, per evitare il contagio. Ne ho terrore. Poi la fame e la sete, i bisogni primari, sopraggiungono ed ecco che esco fugacemente, armato, cercando una medicina buona e sempre sul chi vive! Talvolta riesco pure a lenire le ferite di alcuni di quei cadaveri ambulanti e vorrei fare di più, ma per fare di più dovrei anche rischiare molto di più.

Ho paura.