martedì 6 ottobre 2020

Oro-b-Oro

Il termine capolavoro è dannatamente soggettivo e relativo, finché , almeno non vi è un'élite che ne definisce i parametri. Sarà per questo che Tenet, il “cosiddetto” flop firmato Christopher Nolan mi ha travolto come un treno in retromarcia, o forse perché, a me, l'élite, stanno maledettamente sulle ruote motrici.

Oggi poi, orfano di una casta di critici degna di essere denominata tale (e neanche minimamente all'avanguardia), farsi condizionare da pareri di chi semplicemente ha voglia di tirar sfere di sterco su chi, al contrario di lui, è capace di creare qualcosa, è solo uno spreco di tempo.

Il mondo dell'intrattenimento attuale manipola, divide e conquista il proprio pubblico con trailer, annunci, teaser, hype, sino a giungere al paradosso di uno spettatore che non si fa più un giudizio, ma ne viene plasmato. Nel mondo dell' ”invasione delle ultraserie”, in cui ogni giorno siamo investiti da una quantità di storie (come non mai probabilmente la storia umana ha registrato), abbiamo perso il valore delle basi accademiche della narrativa, in una smania di rottura, che è così diffusa e omologata da diventare solo un nuovo sistema senza più nulla da dare. Solo l'equilibrio tra i due estremi può dare risultati eccellenti e, quando è un architetto certosino come Nolan a tenere la bilancia, non dobbiamo aver paura che un piatto penda più dell'altro.

L'ennesima brillante intuizione del padre della trilogia del Cavaliere Oscuro, in linea con le mode del momento, pescando un po’ da Dark (una delle serie Netflix più riuscite) e un po’ da 007, presenta una personale versione del genere spionistico ed un omaggio all'avventuroso e appassionante romanticismo di Sir James Bond.

Non potevamo chiedere di meglio per consolarci di questo orribile 2020!

Carismatico e riconoscibile, come solo le grandi rielaborazioni di generi e dinamiche narrative sanno essere, con uno stile visivo (e non) nuovo ed autoctono, ci racconta una storia classica (si dice “vecchia” solo se è cucita male), in modo fresco ed avvincente, aggrappandosi a giganti quali Asimov e Shakespeare.

Con poche parole ed una semplice, ma azzeccatissima idea, Nolan crea un intero universo da cui potremmo trarre serie, fumetti, romanzi, film pressoché infiniti.

Le telefonate allo spettatore sono salienti rimandi e trepidanti attese di stampo giallistico e non banalità (ancora una volta, questo termine verrebbe utilizzato se avessimo una sceneggiatura scritta coi piedi), in un sorprendente gioco metanarrativo di almeno tre livelli, che ci conduce ad un traguardo metafisico e filosofico.

Ed il bello è che questo rewind nolaniano non ci annoia un secondo, ci fa viaggiare per le terre della fantasia, dell'emozione e dell'elucubrazione intellettuale, senza fermarsi un momento, senza lesinare esplosioni, inseguimenti d'auto, combattimenti, sparatorie e tutti i colpi dell'action più americano e caciarone sulla piazza, ovviamente con l'originale visione di Chris.

Tenet è l'ennesima potenza di un "Attacco al potere" e al contempo un "L'esercito delle 12 scimmie", in stile british ma pieno di adrenalina, come poche pellicole sanno essere. Godetevi quest'esperienza culturale unica (magari al cinema in una sala Imax, fidatevi), che non ritroverete tanto presto in altri film (a questo livello, o meno) e scegliete voi se è o non è un capolavoro: non fate decidere a qualche casa cinematografica concorrente, toccate con mano, pensate con la vostra testa e divertitevi nello scoprire se vi piace.

In ogni caso sarà “andata com'è andata”. 


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