martedì 30 dicembre 2014

Agonia

Agonia, una lunga agonia di tre mesi, si è finalmente conclusa tra le mie mani.
Tre mesi in cui la mia mente è stata stravolta da domande e interrogativi tra i più strazianti e contorti.
Mesi in cui la mia fede di lettore zagoriano ha vacillato.
L' implacabile vendetta orchestrata da un acerrimo nemico de Lo Spirito con la Scure, quale Mortimer, negli ultimi episodi della serie (per la precisione i numeri 591, 592 e 593), non ha solo eretto l'ennesimo sfida impossibile innanzi al nostro eroe, ma ha sopratutto messo alla prova la sua tempra morale in un modo che non avevo mai visto!

L'iraconda promessa - minaccia rivolta al nemico fatta davanti ai suoi numerosi e sempre più turpi crimini, per quanto comprensibile, poneva, infatti, un forte possibile stravolgimento nell'indole stessa dell'eroe Zagor.


Non voglio rivelare troppo per quei pochi che ancora volessero avvicinarsi a questa entusiasmante avventura, ma certamente il protagonista fa ben intendere di voler eccezionalmente superare quel tipico confine che esiste solitamente per gli eroi del suo calibro, quella linea di demarcazione che divide nettamente il giustiziere dal criminale. Tutto ben più che giustificato, certo, ma che non poteva che far temere una svolta "dark" di un personaggio storicamente ben più illuminato.
Vero è, che la storia di Zagor è costellata di drammatici eventi e la sua stessa origine come giustiziere è ben poco limpida e più contemporanea di quanto non ci si aspetti, ma tradizionalmente sempre legata a un ferreo istinto di giustizia a cui mai il protagonista è venuto meno.
Non potete immaginare, quindi, il mio conforto nel constatare che, alla fine dei salmi, per quanto l'avventura abbia lasciato ben più d'un segno, Zagor rimane Zagor e anche qualcosa di più.
Il finale ideato da Burattini (curatore della testata), insieme a tutta la vicenda, esalta e rafforza i principi di fratellanza universale insiti in Zagor e taluni potrebbero considerarlo addirittura commovente.
E qui mi alzo in applausi poiché, se una storia per essere buona deve saper osare, non si può osare al prezzo del protagonista stesso, stravolgendolo solo per creare una grande storia. Quando si lavora ad una serie si ha , innanzitutto, il dovere di mettersi al servizio della serie e non di sfruttarla per mettere in scena le proprie storie, per quanto meravigliose esse siano. Cosa non facile, certo, ma è questo il banco di prova di un buono scrittore. Prova ormai da tempo ampiamente superata da Burattini, che qui lo conferma lasciando trapelare i possibili sintomi di quel che amo definire "la sindrome del creatore".


Talvolta, invece, mi pare che autori arrivati all'apice o quasi del loro talento, pur continuando ad imbastire trame grandiose non vedano i loro limiti e, trasportati da una spasmodica voglia di dar ancor più prestigio ai personaggi che così tanto amano, perdano di vista il sentiero: si avventurano così pericolosamente nei viottoli intricati di una foresta in cui vengono incantati dalle acque del dramma, punti dal veleno del cinismo e graffiati dalle spine dell'iper realismo, vagando febbricitanti di sensazionalismo per un territorio sempre più incerto. Ecco, forse mi sbaglierò, ma ho riscontrato in parte questo fenomeno in questa saga in tre parti dove, a mio avviso, di certi dettagli non si sentiva il bisogno, non almeno in un periodo come questo, sopratutto di quel particolare destino poi riservato a Mortimer (che se venisse smentito, dovrebbe essere fatto con un abilità tale da evitare incongruenze difficili da passare inosservate, cosa quasi impossibile a mio parere). La catena di sfortunati eventi che perseguitano questo Zagor ricorda anche metodologie più anglosassoni di far fumetto, ma che a differenza delle avventure dell'eroe nostrano, hanno solitamente un raggio d'azione molto più incline a riparare l'irreparabile senza apparire troppo sciocche.
Credo che certe tensioni drammatiche si potessero evitare senza troppi stravolgimenti sul senso , bellissimo, di un tutto comunque riuscito all'interno di quei parametri sopracitati che un autore deve considerare prima di ogni altra cosa quando lavora per qualcuno. Ecco: questo qualcuno, in questo caso, è Zagor, lo Spirito con la Scure.