sabato 14 marzo 2015

Gremlins di seconda mano.

Parliamoci chiaro, tutti ci sentiamo dei grandi critici, me compreso.
E parliamoci chiaro, la facilità di pubblicazione che ha in internet qualsiasi forma d'informazione non ha fatto altro che far proliferare blog, pagine, forum, canali e quant'altro, non sempre di grande qualità, non sempre utili e molto spesso dannosi per la loro disinformazione.
Col tempo sono cresciute generazioni di lettori, ascoltatori e telespettatori così ansiosi di dir la loro in merito al proprio programma o fumetto preferito, da partorire una critica ufficiosa quasi più autorevole di quella ufficiale. Una voce che parte dalla pancia del pubblico vero, quello pagante, che fa smuovere i dati di vendita di editori o di ascolto di show televisivi e, per questo motivo, assai più importante di qualche studioso del media e per a cui conviene dare credito al fine di una miglior vendita dei prodotti. E come dar torto a questi produttori? Anche a me importerebbe ben poco se il mio spettacolo o libro venisse definito alla stregua di una barzelletta di bassa lega, quando riesco a costruirmi ville e piscine (o semplicemente ad avere una vita dignitosa senza passare dalla fabbrica di paese) grazie ai suoi proventi? Il vero problema, si sa, è che, a forza di dar retta al solo guadagno, dettato dai tamarri gusti dei più , si è inevitabilmente impoverito il canone, faticosamente guadagnato nel lungo percorso iniziato con il secondo dopo guerra, dell'intrattenimento contemporaneo, ormai globale, intrecciato ed interattivo: un parco giochi molto più esteso, con più possibilità ed alla portata di ogni tasca, quanto molto più prevedibile, piatto e codardo.
Tutto questo sarebbe ancora niente se l'ansia da prestazione che fornisce il web, dopo averti adescato grazie a quei quindici minuti di fama genialmente profetizzati da Warhol, non ti spingesse ad un protagonismo patogeno, dove non interessa quel che dici, basta che lo fai. Non ha etica o morale a cui far appello, promette una democrazia ante litteram, dove vincerà il più popolare, chi avrà l'abilità di accaparrarsi più "like" e "followers", a dispetto della forma e del contenuto. L'importante non è partecipare, è vincere, in un panorama in cui pubblico e spettacolo sono la stessa cosa, oltre il reale talento, la tecnica e la conoscenza.
Un americana gara liceale perenne in cui si esalta l'individuo sul gruppo, pur stimolando una gretta strategia di branco. Un habitat perfetto per certi ignoti personaggi, che del diritto d'espressione fanno abuso d'ufficio, e di cui siamo oramai circondati. Nessuno mi fraintenda. Niente di poi così tragico in questo, fino a che si limitano a dar fiato alla bocca lì su uno schermo, perché potrò sempre spegnerlo ed aprire un libro. Ma poi esco e loro mi seguono, in biblioteca, in fumetteria, al cinema, dovunque. Senza stare zitti! Tecnologia, croce e delizia di questo mondo, ci circondi e ci fai, tuo malgrado, circondare da queste vuote voci ridondanti, senza possibilità di fuga. Sulla metro, su un autobus, un taxi, in un supermercato o in una banca, tra cellulari, palmari, cartelloni elettronici, schermi e schermini, lo spirito di tali aspiranti Vasari è sempre con noi. Perché questi esseri, prima si fortificano nella rete, ma poi non esauriscono là il loro operato e fuori nella vita di tutti i giorni si sentono ancor più autorizzati a vomitarti addosso il loro infondato marchio, sostenuti nel loro contorto pensiero dai miriadi di "mi piace" che ha ricevuto l' ultimo stato di Facebook, il loro ultimo post sul blog o video che hanno caricato su You Tube. Si sentono forti, non per la veridicità delle loro nozioni o per la capacità di sostenere le loro tesi, ma per il numero di pecore che li segue, in barba ad ogni analisi di contenuto. Dal sangue cibernetico sono sorti questi nuovi animali, che nel variopinto mondo cosiddetto "nerd", di giochi (più o meno video) di ruolo e non, fumetti, animazioni, film e mode a sfondo fantastico, hanno trovato la loro consacrazione, forse perché per chi non ha delle solide basi culturali è più facile discutere su qualcosa che non ha alcun contatto con le regole della realtà o forse, per semplice casualità.
Questi mostri, con le loro mani avide, degne del Larfleeze più scatenato (non sapete di cosa stiamo parlando? Cosa aspettate, correte a leggere Lanterna Verde edizione Planeta n° 7 o l'originale Green Lantern 40), sono soventi, ad esempio, avvicinarsi a ogni nuovo fumetto come intraprendessero una sorta di caccia al ladro, come fossero dei maestri elementari alla ricerca perpetua di errori nel tema di turno, allontanando da sé ogni forma di piacere che si può e si dovrebbe avere nella lettura di questo linguaggio.
Nuovi Goblin, che hanno soppiantato l'ovvio entusiasmo di una qualsiasi lettura o visione d'intrattenimento, con lo sguardo saccente di chi crede di sapere perché d'informazioni è pieno, senza saper poi molto sul loro utilizzo. Culturisti gonfi di steroidi, ma con poca pratica di sollevamento pesi. Sono come piccoli folletti maligni che hanno perso ogni gusto nel gioco e sanno solo far dispetti, in modi sempre più articolati, poiché, in fondo le tecniche le conoscono, ma non riescono ad apprezzare la naturale semplicità di un buon tiro mancino se non vi è neanche un piccolo zampillo di sangue. Gremlins bagnati con l'acqua molto tempo fa, che giocano ad esser umani. Grigi nel loro orgoglio di esser grigi, convinti che quello sia il color dell'arcobaleno e tristi per non rendersi conto d'aver perso l'unico elemento dell'infanzia che nessun uomo dovrebbe perdere: la capacità di sognare e con essa emozionarsi, gioire e divertirsi, al di là di tecniche e tecnicismi.

Chi se ne importa se una storia è scontata e banale, se è già vista e poco originale, se non è credibile o al passo coi tempi? Non è ancor più importante far sognare, ragionare e capire?
E se è vero che gli intrecci narrativa si sono esauriti già ai tempi dei romani, quanto senso può avere una critica che non concede alcuna leggerezza?
Quindi, cari criticoni della rete, ma non solo, prima di esprimervi in giudizi e sentenze, leggete qualche fumetto in più, chissà che nel frattempo l'ennesima lettura non vi abbia già donato un nuovo e più felice punto di vista.



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