venerdì 13 marzo 2015

Alla luce del sole

Uno spicchio di sole inaugura l'ennesimo episodio della serie che è la mia vita. I canti dei volatili mi ricordano quanto il benessere in cui sono immerso mi tenga distante da ogni sorta di disgrazia. Scendendo in cucina i miei occhi scrutano un quotidiano nato già vecchio, imbottito di corrotti e corruttori come un tacchino nel giorno del ringraziamento. Arrovellandomi in un' indecisa e gonfia colazione il televisore mi spara immagini di stupri, decapitazioni ed ogni inimmaginabile tortura. Disinfettando la mia cavità orale la radio sussurra alle mie orecchie di guerre fratricide nel cuore della madre Africa, moltiplicate a vista d'occhio, come un virus patogeno che non si ferma a nessun confine imposto dall'uomo. Ultimamente ho perso una o più persone a me care, mi hanno tolto un arto, mi hanno privato del mio status sociale, la mia vita in qualche modo è cambiata radicalmente od ho avuto l'opportunità di nuovi punti di vista. Le perdite hanno portato nuovi stimoli, le trasformazioni nuove capacità, le rivelazioni bizzarre epifanie, ma il mondo attorno non è cambiato, anzi, sembra sempre più marcio e sbagliato come se sapesse quel che mi è successo, come se quel che mi è accaduto, di natura così singolare, abbia creato una strana legge fisica in cui tutto quel che percepisco di sbagliato nel mondo e tutto quel che mi scatena ira e e sdegno sia direttamente proporzionale alle mie mutazioni, in un'escalation infinita di prevaricazioni infraspecie.
Così, inizio a pensare che potrei strisciare nell'ombra, alla sera, per prendermi le rivincite di cui ogni uomo ha bisogno, punire gli impuniti e proteggere i deboli dai prepotenti. E penso che, coperto dal buio di quei vicoli in cui l'unica luce è un debole bagliore lunare, col volto ben mascherato, il capo avvolto in un cappuccio, le spalle protette dal giusto manto ed un simbolo sul petto, potrei farcela. Inizio a credere che avvolto dell'ombra delle notti, con il giusto abbigliamento, i miei atti potrebbero esser salvati dalle ovvie persecuzioni giudiziarie che solitamente situazioni come queste attirano. Ed incomincio a pensare in modo fermo, convinto che potrei riuscire, che la mia identità civile non venga mai compromessa, ma poi mi guardo allo specchio e penso ben altro: che per arrivare a quel buio salvatore, a quei vicoli tanto necessari, dovrei volteggiare su grandi piazze di luce, sfilare dinanzi a molti dei miei simili ed esser confinato alle sole ore serotine, per evitare che quei pochi dettagli che potrebbero trasparire da un abito così elaborato possano svelare il mio segreto. Perché basterebbe anche un solo conoscente, un po' più sveglio di altri, che passasse a mezzo metro da me e il gioco sarebbe finito. Un naso incautamente scoperto, un' iride stranamente famigliare, una postura ed una corporatura ben conosciuta, un sorriso già visto e non sarei mai abbastanza mascherato. Anche la sola forma di una cappa su misura potrebbe ricondurre ai miei tratti somatici per chi ben mi conosce in vesti borghesi, per non parlare di una più facile voce. Certo, potrei recitare imitando altre tonalità, note, cambiare totalmente atteggiamento, come fossi realmente un' altra persona ma, se bastasse e se ci riuscissi, non sono sicuro che potrei mai avvicinarmi a chi più mi sta a cuore. Ed allora a che servirebbe? E che fatica! E non rischierei qualche genere di psicosi? Il buon Alighiero Noschese era solo un imitatore e non ha fatto una bella fine! A chi sarei d'aiuto in certe condizioni? Ed allora no, la realtà dei fatti prende il sopravvento e mi rendo conto che oltre la china dei sogni in vignette non è così semplice camuffarsi veramente bene, tanto da non essere riconosciuti, non come, appunto, si vede nelle avventure dei giustizieri in calzamaglia e non come si potrebbe pensare.
Se tutti siam d'accordo sulla quasi inutilità di un paio di occhiali per togliere dalla mente di tutti i suoi conoscenti che Clark Kent sia in realtà Superman, nessuno è così sciocco da bollare questo (od altri) stratagemmi narrativi come un qualcosa di puerile e stupido. Difatti, oltre ad essere una grande metafora sull'invisibilità dell'uomo comune all'interno di una grande, multietnica e dispersiva metropoli, racchiude molti altri significati (che oggi potremmo definire quasi filosofici), primo fra tutti che Superman sia la maschera di tutti quei topi da biblioteca, nerd e via dicendo che nel quotidiano poco hanno a che fare con bulli ipertrofici e che sognano un altrettanto muscolare messia che salvi i loro posteriori dai prepotenti, meglio ancora se si nasconde dentro di loro. Insomma, una metafora di tutta l'adolescenza maschile. Un'idea prettamente narrativa che funzionava bene un tempo così come funziona ora, ma ormai, in un'epoca in cui il fantastico è sempre più toccato da una vena di realismo (un po' per cambiare, un po' per adattarsi ad un pubblico sempre meno propenso a credere all'"incantato"), risente di una finzione fin troppo evidente. L'ultimo figlio di Krypton non è l'unico ad avere una maschera così debole, ma certamente è il primo, anche in quanto primo tra gli eroi detti super.



Subito dopo arrivò Batman l'uomo pipistrello e, come un gemello speculare dell'alieno, era tanto determinato alla lotta al crimine quanto diverso, dal suo predecessore.



Completamente coperto da una tuta claustrofobica, con una particolarissima cappa, dotato di "corna" rappresentanti le famose orecchie dei pipistrelli da cui prendeva il nome, un colore scuro (l'opposto degli sgargianti colori di bandiera del campione di Metropolis), agiva quasi esclusivamente di notte (mentre Superman era un re della luce) e non aveva alcun tipo di potere, se non la sua tenacia in una crociata instancabile alla malavita. Inoltre, dopo poco, Superman ancora lavorava da solo (e di fatto non ha mai smesso, pur avendo numerosi alleati); Batman, invece, acquisì il primo di quelli che saranno i suoi numerosi allievi. (Robin, il ragazzo meraviglia, è uno dei primi supereroi adolescenti). Il pipistrelli indossa una calzamaglia perfetta a nascondere un'identità piuttosto famosa nel suo mondo, quella di uno dei più noti ereditieri dell'alta società mondiale, nonché filantropo Bruce Wayne, da cui non si scorge che un solo particolare del suo intero corpo: la bocca, uno spiraglio sempre più spesso coperto dal mantello, esattamente come un altro celebre principe della notte: Dracula. Un costume che ha funzionato dalla sua prima apparizione e che a pensarci rende più credibile quel che è per ogni cittadino di Gotham un mistero: la sua identità. Con un uomo interamente velato di grigio e nero, di cui scorgiamo raramente solo un paio di labbra o un ghigno, che il più delle volte volteggia alle nostre spalle per colpire e fuggire a nascondersi nella notte, siamo molto più propensi a credere che possa esistere. In fondo le sue abilità sono reali, anche se è molto meno reale l'effettiva capacità che un uomo le possa usare in quel modo. E qui entriamo nel lato fantastico, in quella porzione di storia che ci fa sgranare gli occhi e voltare lo sguardo estasiato al cielo, il fantastico che ci fa sognare la notte, che rende più confortanti le nostre giornate e che per questo non dovrebbe mai mancare in un qualsiasi storia. Un altro lato della medaglia di cui fanno parte anche i poteri dell'uomo d'acciaio o dell'uomo Uomo Ragno, la cui figura è forse ancora più pensabile per individuo che vuol celare il proprio aspetto, ma che, esattamente come Batman e nonostante i suo poteri, se ci riflettiamo un secondo non è certo meno incredibile. Tra un'incerta comodità ed una visuale palesemente ridotta, tanto per fare due esempi, non ci parrebbero ovvio come ora nessuna delle sue stupefacenti acrobazie.
Lo stesso pipistrello, se è vero che si presenta con una credibilità più che discreta per il suo genere, non è esente da domande spigolose. Non sarà facile capire chi è dietro la maschera, fisicamente, aldilà dell'identica postura e dimensioni che ha con Bruce Wayne, ma forse più di un dubbio potrebbe venire in mente al commissario di polizia Gordon che ha ben stretto la mano innumerevoli volte sia a Batman che Bruce, per non parlare del fatto che si potrebbe facilmente collegare che un crociato con così tanti gadget potrebbe aver a disposizione liquidi pari, se non maggiori, a quelli del già citato miliardario.



Ma questi, come per tanti altri personaggi, sono quei dettagli che in certe storie non possiamo mettere in dubbio, dobbiamo solo chiudere gli occhi e crederci se vogliamo che essi mantengano la promessa di farci vivere quelle avventure mozzafiato che ci piacciono tanto. Non possiamo quindi indagare troppo su quel che è credibile o meno, non possiamo, se non vogliamo distruggere quel che distingue queste storie da tutte le altre. E se ci sembrano eccessivamente ridicole, possiamo sempre leggere e seguirne ben altre. Dove non è richiesto tutto questo utilizzo massiccio di fantasia da parte del lettore e dove tutto è molto (ma poi, come per ogni storia d'invenzione, non così tanto) meno impossibile. Si etichettino pure con epiteti sciocchi queste novelle contemporanee i cui personaggi non sono mascherati così bene, che usano un paio di occhiali per celare una natura oltremodo singolare ed esuberante, che impersonano vigilanti ipertecnologici senza nascondere le loro immense ricchezze, che si rifugiano dietro a mascherine che coprono ben poco a parte palpebre e zigomi, perché non è necessario che lo facciano veramente, è necessario solo che esistano.
In un mondo come il loro, fatto d'inchiostro e matita, ogni segno è interpretazione, ogni tratto è comunicazione e certe mascherine non sono solo un doveroso omaggio a tempi più ingenui, ma veri e propri simboli e non è necessario che siano bande nere sugli occhi o passamontagna asfissianti: per il lettore, come per gli eroi e i loro amici, saranno ugualmente efficaci. E se possiamo capire facilmente come questa caratteristica distintiva faccia parte della componente fantastica dei loro canoni e quanta "sospensione dell'incredulità" venga richiesta affinché il motore della storia possa avviarsi, forse non dovremmo affrettarci a relegare il tutto come un dettaglio privo di significati più maturi.
Ho sempre pensato diversamente, che fosse il loro antico retaggio ad aver incarnato alcuni personaggi in immagini apparentemente inutili per chi cerca di nascondere il proprio ruolo di uomo qualunque, ma forse, per eroi come Superman, Wonder Woman, Aquaman, Lanterna Verde, Freccia Verde e Martian Manhunter (ma anche in modo più sottile per due meglio celati come Batman e Flash), non è esattamente così. Non ho prove, la mia è solo una tesi, ma i componenti di quella che al secolo è passata come la Lega della Giustizia, nonostante il loro ovvio e fantasioso ruolo di fuorilegge, hanno sempre cercato un posto di fianco alle istituzioni e alle forze dell'ordine, ancor di più di altri loro colleghi.




Si può notare quanto una principessa amazzone come Wonder Woman sia una pubblica rappresentante di un popolo terrestre, ma alieno alla nostra società, ed Aquaman, un re di una nazione altrettanto estranea, abbiano poco da nascondere: sarebbe come se un generale o un capo di stato facessero anche parte di un'alleanza su scala globale di individui dall'identità ignote per la lotta al crimine.



Tutto ciò apparirebbe per lo meno bizzarro. Strana, sì, ma anche profondamente americana, quest'idea, accentua al massimo il concetto di una consapevole ed aperta dichiarazione pubblica a sostegno della legge attraverso romanzate azioni e pittoreschi intrecci, certo, per continuare a divertirci e a farci immancabilmente sognare, ma senza indurci troppo a pensare che esser fuori dal sistema sia meglio e che chi lo amministra sia sempre il corrotto nemico da combattere.



Alla stessa maniera troviamo una Lanterna Verde, che nelle vesti di Alan Scott, esattamente come il primo Freccia Verde e Flash, cela i suoi lineamenti dietro striminzite mascherine carnevalesche o, addirittura, un mero cappello metallico, e nelle più recenti di Hal Jordan, accoppia ad una modernissima tuta aderente lo stesso feticcio da martedì grasso.

 

La Lanterna verde ed il Flash originali. Un palese contrasto tra i loro volti malcelati e le sgargianti tute che indossano.

Appare quindi, per l'ennesima volta un mascheramento più simbolico che altro, un gioco, che però, nella finzione delle avventure di Hal viene leggermente recuperato, grazie all'idea che la stessa fonte dei suoi poteri aiuti a confondere il suo volto sotto un velo di misteriosa energia cosmica verde. Un passo avanti per giustificare la "cecità" dei concittadini di Jordan, ma noi lettori ben vediamo come affronti a testa alta entrambi i ruoli della sua vita, senza mai celarsi veramente. Hal non è eroe per scelta, ma per quel senso del dovere che una sorta di chiamata alle armi spaziale fa nascere in lui, di fronte alla quale non si tira indietro, accettandone l'onere e l'onore. Non a caso appartiene ad un intero Corpo di forze dell'ordine, formato da individui scelti per le loro grandi virtù, guidato da un ristretto ed antico gruppo di alieni,che tentano di scardinare il crimine nell'universo, in tutto e per tutto simili ad un dipartimento di polizia e al governo dalla portata cosmica a cui essa deve rispondere .



Hal, nonostante le vesti di Lanterna Verde, ammettendo che realmente non si intuisca chi ci sia dietro la smeraldina figura, è come se agisse senza alcun tipo di camuffamento: la sua vera identità non risiede in Hal Jordan o nella Lanterna del circolo dei supereroi terrestri, ma nel corpo in quale milita e, come per qualsiasi militare o poliziotto, il suo vero volto è la divisa che indossa, una divisa mai messa in ombra.


 
L'esordio di Hal Jordan come Lanterna Verde e di Barry Allen come Flash su Showcase n° 22 e 4.

Una divisa come quella che indossa ogni giorno il Flash degli anni '60 e ancora in voga Barry Allen nella sue occupazione alla scientifica nella polizia di Central City e che, se nelle vesti del Velocista Scarlatto si fa beffe di certe regole, ha fatto di tutto affinché questa figura venga accettata, non solo come un angelo custode da ogni cittadino della città, ma sopratutto come un prezioso aiuto nella cattura di criminali sovrumani da parte dei distintivi della città.

Barry Allen, il secondo e più popolare Flash in due tipici momenti della sua vita da poliziotto.

Benché il costume di questo Flash sia secondo solo a quello di Batman nella protezione dei connotati dell'eroe, ancor di più rispetto al miglior detective del mondo, il velocista si è occupato di aver un comportamento irreprensibile dinanzi ai tutori della legge, dell'opinione pubblica e adottando metodi il più possibile vicini alla legalità, a dispetto dell'assurdo paradosso.



Ed allora perché non pensare che il volto così scoperto di Kal, Diana od Arthur non stia ad indicare qualcos'altro? Che non stia lì alla luce del sole, senza troppi paraventi, ad indicarci che nelle battaglie per una società migliore, mondata da tutti quei crimini che tal figure combattono con tanta determinazione nelle pagine dei loro albetti da oltre settant'anni, dobbiamo metterci la faccia?  Non sarà stato che un mero riflesso inconscio dell'educazione dei loro autori o puro e semplice caso, ma forse quei visi così riconoscibili, sopratutto dinanzi a guardie armate e rappresentanti di governi e polizie, come se non avessero paura della nota pena che dovrebbero giustamente subire per aver infranto codici penali e civili, come se non avessero mai agito veramente al di fuori di essi, siano un esempio in metafora di quel ognuno di noi dovrebbe fare: combattere per quel che è giusto nel rispetto della legge senza mai nascondere chi siamo, dietro a maschere o un monitor di un computer.

La versione originale dell'ormai più incappucciato e barbuto Freccia Verde.

Un dettaglio che ci ricorda, più di mille azioni, che se in cuor nostro abbiam desiderio di cambiare le cose, leggi ingiuste o antiquati valori morali, solo uscendo allo scoperto, con l'orgoglio per le idee in cui crediamo, possiamo riuscire nell'intento. Essere un esempio quotidiano di quel che è giusto o meno è l'unica speranza che ci è concessa. Come un virus al contrario, solo con il nostro esempio si può contagiare altri a far lo stesso, dimostrando che tutto sommato il crimine, piccolo o grande, non paga, e così dar forza anche a manifestazioni di più alto livello.
A guardar bene il superuomo più famoso del mondo e i suoi super amici agiscono proprio così.
Lo stesso crociato incappucciato in più d'un periodo della sua carriera entrava e usciva dalle centrali polizia come nulla fosse, "alla luce del sole" anche se era notte, non necessariamente di soppiatto da lucernari e finestre, intrattenendo più d'un rapporto con  agenti, giudici o semplici onesti cittadini. Tutto questo come se quel suo travestimento ben congegnato, potesse comunque salvarlo da incontri tanto ravvicinati. Realmente non sarebbe affatto possibile. E se ci sono alcuni personaggi, DC o Marvel o quant'altro, che semplicemente non hanno bisogno di costumi, come il Segugio di Marte (in quanto un alieno mutaforma può assumere ogni aspetto e quando ha bisogno di un identità può facilmente assumere forma umana, animale o vegetale!), alcuni figuri magici (Dottor Strange), vari anti eroi (Il Punitore) ed altri i cui creatori sono stati più attenti alle mode che alle funzionalità dei loro indumenti, la narrativa moderna ha imposto a molti altri l'abbandono totale dell'identità segreta, accentuando ancor di più il realismo (come nelle ultime avventure di Iron Man o Daredevil) con esiti più o meno funesti, ma non sempre allontanandoli dall'illegalità. All'interno della lega, invece, il lato sognante è sempre stato molto forte, ancor'oggi, richiamando al fantasy ed a tanta fantascienza. Raramente, infatti, si sono viste aperture sui loro alias come in altre case editrici. Nonostante questo, la maggior parte dei loro componenti è rimasta  palesemente a volto ignudo, in un' icona ben definita, che non è quasi mai cambiata. La classe e la tradizione, in loro, è forte ed è difficile pensare ad una divisa troppo diversa per quanto questa possa non piacerci; ma ancor di più, allora, capirete questa piccola pulce che mi è entrata in testa. Quindi, la prossima volta, quando vi capiterà di soffermarvi sulla reale efficacia del costume di un Superman,  non siate troppo frettolosi nel giudicarla, perché forse impedirci di riconoscere l'uomo che vi si nasconde sotto non è esattamente il suo obbiettivo.  Forse, e dico forse, il fine è quello di spronarci a non provare vergogna quando siamo nel giusto, a non nasconderci quando combattiamo per i nostri diritti, a non aver timore di rivelare le nostre opinioni, per quanto tutto il mondo attorno sembri fare il contrario e ci remi contro.










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