domenica 7 aprile 2019

Il potere del Cincirinella... o una cosa così.

Il grande potere del Chninkel

di Van Hamme e Rosinski 



L'impacciato storytelling di benvenuto non è dei migliori per accoglierci in un fantasy classico, influenzato dal segno di Hyeronimous Bosch, che parla di guerre e profezie, non presentando nulla di nuovo, ora come nell’86 (anno d'esordio).


 A dispetto delle affascinanti parole, narra fluidamente e senza fretta una “compagnia dell’anello low cost”, vertiginosamente stereotipata: il protagonista è un Hobbit ingenuo, assennato, il tipico eroe inconsciamente dal cuore puro; la protagonista femminile forte, sì, ma anche sexy, sexy e ancora sexy e un simpaticissimo scimmione troppo presto epurato dall’economia della storia.
              

Una base gradevole per un racconto di genere, avvelenato dal plagio/citazione di 2001 Odissea nello spazio, inutile al fine di una conclusione triste e ruffiana, corroso da un risvolto populista e sessista di una stagione di bande-dessinée che spero ormai sia sorpassata, sintomo di una repressione culturale seconda solo ai nipponici. O agli irlandesi: anche gli irlandesi non secondi a
nessuno per frustrazione. 

Ma non pensiate sia io il moralista: ho un attività sessuale piuttosto intensa e sana e, se avessi voluto vedere scene d'imbarazzante approccio erotico, avrei comprato qualche porno o aspettato i programmi serali di Cielo. La storia appare bacata dall’assenza di un obiettivo specifico per cui quell’intrigante pizzico di Dune nell’estetica degli antagonisti non è neanche lontanamente sufficiente. In qualche sito che si proclama esperto e di settore sembra apparire tra i cinque miglio i fumetti  … beh: scusate se mi viene da ridere.


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