Finalmente ho letto la conclusione dell'avventura zagoriana Il signore dell'Isola e posso affermare che la coppia Colombo-Giusfredi è riuscita a chiudere una bella storia con un seguito di cui nessun appassionato di Zagor avrà di che lamentarsi.
In questa seconda parte è illustrata, con semplicità ed efficacia, una piaga, ahimé, fin troppo attuale e la storia si presenta agli occhi di noi lettori con un' inquietante puntualità.
Il classico potente, prepotente del luogo manipola il popolo scagliando il loro odio verso un nemico totalmente indifeso che, in questo caso, coincide con una specie animale sull'orlo dell'estinzione. Questo broglio mediatico mette, così, in luce la debolezza di quegli uomini mal educati, abbrutiti da una vita di stenti ed ignoranza, che, non solo non riesce ad opporsi all'apparente verità di un astuto ingannatore, ma che forse, in fin dei conti, non vuole neanche farlo.
Parlando alla pancia della massa, il reale avversario del protettore di Darkwood, fa leva sull'insicurezza di chi non sa, non accetta di non sapere e non vuole sapere. Facile è per lui aizzare questi piccoli uomini contro un sedicente male incarnato (in questo caso una famiglia di volpi giganti) perché in fondo è questo che vogliono. Hanno un problema e desiderano una soluzione immediata, anche quando questa non è possibile. Non amano spiegazioni complicate, benché vere ( la realtà dei fatti è sempre più complessa di quel che ci può apparire), vogliono un colpevole, un obbiettivo da colpire per estirpare la loro erba cattiva, un capro espiatorio per l'ora e l'adesso ed è facile offuscare la ragione se non la si vuol vedere.
La stessa ragione che è mancata a chi, qualche tempo fa ha avviato un inutile girandola di allarmismo contro una madre impaurita per i propri figli, spaventata da chi non doveva essere davanti a lei in quel luogo a quell'ora, un' orsa che mai si sarebbe sognata di attaccare un centro abitato, disorientata da un inesperto, incauto ed incosciente (per non dire stupido) cercatore di funghi avventuratosi dove non avrebbe dovuto. Di lì a poco, sia una parte di stampa, che figure politiche e di associazioni varie, hanno permesso il formarsi di un' opinione pubblica, che ha visto nell'animale un pericolo mortale per i centri abitati della zona, un' idea assurda, perché non tiene conto dei motivi per cui quell'uomo è stato assalito, del come e del quando, ma sopratutto di nessuna nozione scientifica che riguardi l'orso in quanto animale. Se l'avesse fatto si sarebbe resa conto che l'unico pericolo era rappresentato dall'incoscienza che l'uomo ha dimostrato, che una madre, di qualsiasi genere, si spaventa facilmente per i suoi cuccioli e che nessun essere vivente può essere mai cattivo di nascita. L'opinione pubblica però non ha coscienza o cervello, ma solo voce, ed è una voce che urla unicamente per istinto, che prende forma dalla parola del più forte in barba ad ogni ragione possibile.
"Il sonno della ragione genera mostri" diceva qualcuno, ed il mostro, l'orrore vivente, non è rappresentato né da volpi giganti, né da orse terrorizzate, ma da animali eretti che uccidono altri animali senza nessuna vera motivazione, per sfogare le loro frustrazioni e violenze, per il loro infantilismo congenito. E se nella storia bonelliana le volpi hanno un salvatore di nome Zagor, nella realtà un' orsa muore per l'incivile distrazione di uomini troppo arroganti.
http://www.repubblica.it/cronaca/2014/08/15/news/trentino_cercatore_di_funghi_aggredito_da_orsa_con_cuccioli-93830997/
Nessun commento:
Posta un commento