Lunedì 26 settembre 2011
scompariva Segio Bonelli, una delle più grandi personalità nel
mondo del fumetto italiano, se non il più grande. E’ stata una
figura tra le maggiori in quel panorama, sia come autore che come
editore, avendo coltivato in modo egregio l'eredità di quel Tex
paterno che ogni italiano ben conosce e preso le redini di un'impresa
che nelle sue mani è divenuta col tempo una fucina instancabile di
storie e personaggi a tutto tondo, ben oltre l'iconica stella del
ranger. Zagor, lo Spirito con la Scure e Mister No l'avventuriero
anti-eroe vagabondo, veri riflessi della sua personalità… E
ancora: Martin Mystere il Detective dell'Impossibile, Dylan Dog
l'Indagatore dell'incubo, Ken Parker, Nick Raider, l'Agente Alfa
Nathan Never, Napoleone, Magico Vento, Gea, Volto Nascosto, Julia
l'indagatrice dell'animo e tanti altri, che sulla scia del suo estro
hanno potuto riempire l'immaginario di lettori di ogni genere ed età.
I numerosi e sentiti
omaggi del cosiddetto “popolo del web” a soli quattro anni dalla
sua scomparsa e in particolare il brillante intervento di Davide La
Rosa, autore oggi piuttosto popolare grazie a titoli comici come
Suore Ninja o Il fagiano crononauta (che mescolano senza ritegno
cultura ufficiale con quella laterale dei nerd e fumettofili di ogni
grado e sorta) mi hanno ispirato nel fare la mia parte, sebbene in
ritardo, sebbene non sia certo il primo.
Non sono solito accodarmi
a manifestazioni di massa di questo tipo, perché, anche se non
tutti, taluni lo fanno per mera ipocrisia, perché “si deve fare
per non sfigurare in un circolo in cui c'importa essere importanti”.
A me, invece, non pare rispettoso far diventare moda una giusta e
doverosa commemorazione, ma l'evidente segno che ha lasciato Sergio
in chiunque abbia mai letto almeno un albo Bonelli è così profondo
da indurmi a fare un’eccezione. Io, però, a dispetto di altri
appassionati di Tex e soci non ho mai avuto l'opportunità di
conoscere Sergio e pensavo di non avere molto da scrivere in merito.
Mi sbagliavo. Non ho mai incontrato tale signore in vita, già, ma
ogni mese e più quante volte ho potuto ascoltare le sue parole?
Quando sagge e piene di esperienza come un amabile nonno, quando
sincere e reali come un vivace ragazzino, quando incoraggianti e
piene di passione?
Non so chi era il Sergio
uomo, ma ricordo molto bene il Sergio editore.
Un vero e proprio
signore, raffinato e mai volgare, distante da pedanteria e
pretenziosità, elegante ed equilibrato in ogni occasione, ma non per
questo lontano dall'animo popolare del pubblico.
Una figura che non si
nascondeva dietro troppi giri di parole e preferiva rapportarsi coi
propri lettori tramite verità anche amare e, quando necessario,
chiedere scusa.
Un vero appassionato di
avventura, fumetti e conoscenza: era lui per primo, prima che
editore, un genuino e vorace lettore. Un’anima che sapeva
interpretare i tempi varando testate man mano sempre più distanti
dai suoi gusti più personali, accogliendo nuove ed esterofile
ispirazioni senza far mancare il giusto carattere italiano ad ogni
nuova serie. Un vero ponte umano tra i vari autori della sua scuderia
e la grande massa, tra autoriale e popolare, che promoveva e
sottolineava incessantemente l'importanza e la funzionalità del
tipico fumetto Bonelli di cui la famosa (e famigerata, per alcuni)
“gabbia” è il simbolo più evidente.
Ogni sua introduzione ad
inizio albo era un vero e proprio piacere letterale, di forma e
contenuto, sempre zeppo di curiosità, storia e cultura, del fumetto
e non, che non mancava di riempire con quei privati aneddoti
essenziali per l'illusione di un qualcosa di molto intimo e meno
freddo.
Un editore da una rigida
politica sociale a cui non interessavano affatto i grandi altari
delle librerie, alla quali preferiva le piccole e sparse teche delle
edicole vicine all'uomo comune e non mero appannaggio di
intellettuali e radical chic. Un pensiero, il suo, mai svenduto, che
voleva un fumetto chiaro e semplice, per tutti, senza tradursi in
niente di superficiale o gretto. Un vero prodotto democratico a cui
si poteva avvicinare il grande manager d'azienda come l'operaio
appena uscito dalla catena di montaggio, senza alcuna distinzione.
Una volontà che ha portato il fumetto alla grande massa e la massa
al fumetto, conservando continuamente standard qualitativi tecnici e
di contenuto sempre invidiabili. Il fumetto di Sergio non si è mai
abbassato ai livelli del popolino se non per una forma comprensibile
a chiunque, indipendentemente dalla propria estrazione sociale,
rappresentando in alcuni casi un modello di alfabetizzazione
considerevole grazie a prodotti che abilmente hanno veicolato vera e
propria cultura tramite quell'intrattenimento a basso costo che
possiamo ammirare nella gloriosa serie degli Almanacchi (per questo
non mi è di facile digestione il superficiale mutamento nei neonati
magazine), i vari Texoni o tutte le molteplici iniziative benefiche a
cui che la casa editrice ha collaborato nel corso della sua lunga
gestione.
Sergio Bonelli era il
vero Piero Angelo del fumetto italiano e forse la sua eredità merita
di essere compresa e considerata più di quello che si possa pensare.
Volente o meno ha indicato a tutti la via del vero fumetto popolare
(e forse di quel che anzitutto dovrebbe essere ogni arte in genere),
ma soprattutto come dovrebbe essere un signor editore, grazie ad
un’umanità mai messa in disparte e sempre in comunione con le
obbligate se non sofferte scelte commerciali.
Non ho mai conosciuto
Sergio, come ho detto, ma ho conosciuto il suo lavoro e mentirei se
non ammettessi l'influenza che ha avuto sul mio sincero amore per il
fumetto. Probabilmente, senza il cosiddetto “buonismo Bonelli”,
la sua “gabbia”, gli Almanacchi, i Maxi, il nostalgico bianco &
nero, le immancabili spalle comiche eredi del buon Cico zagoriano, il
lettering manuale ed ogni altra caratteristica tipica della “Fabbrica
dei sogni di via Buonarroti, il mondo delle nuvolette parlanti
avrebbe un lettore in meno. A costo di diventare smielato e banale
non posso far altro che dire grazie a Sergio Bonelli e grazie per il
suo lavoro, una, cento, mille e infinite volte.