Abeti finti o veri, addobbati o illuminati, alberi e alberelli di ogni genía; palle, palline, pallottole, anche, ma solo all'ultimo dell'anno; scatole impacchettate, incartate, infiocchettate, nascoste ed ammassate, sotto ai letti, negli armadi, nei ripostigli, in ogni dove; dolci e dolciumi di ogni tipo, guerre di panettoni e pandori con o senza canditi, uvetta o zucchero a velo, infarciti o meno di cioccolato, crema, gelato, bastoncini di zucchero bianchi e rossi e ogni altro colore deciso dalla Coca Cola; luci , lucette e luminarie varie su tetti, finestre, per le strade , se siete affetti da epilessia non uscite per un mese per favore; duelli all'ultimo sangue, assalti alla baionetta, arrembaggi, massacri e parenticidi tra le corsie dei supermercati e sullo sfondo promozionale di un centro storico più in vendita di una meretrice medievale; ritorni a casa Gori con parenti serpenti, bimbi belanti, piagnistei tra un contorno ed un altro, scambi materiali forzati, che vi costringono a spendere per chi vorreste solo abbattere, ma se avete le palle ve ne uscirete prendendo senza dare un bel niente, insomma, benvenuti a Natale!
Se di tutto questo non ne avete o ne avete, decisamente, abbastanza ho la soluzione giusta per voi.
In attesa della fatidica mattina del 25, imprigionati nelle nostre alcove dal solito DPCM by Conte MC, vi propongo 5 film rigorosamente tratti da fumetti per una maratona diversamente natalizia.
In quinta posizione, per togliermi subito il dente, così non ne parlo più, Iron Man III.
Diciamocelo, da quando la Marvel ha inaugurato il suo Universo Cinematografico avendo un successo non da poco, per usare un eufemismo, ogni anno è un anno Marvel. Nel bene o nel male o meglio, nella qualità o nell'approssimazione, i suoi supereroi ci accompagnano in ogni stagione e sembrano non volersi fermare. La mia formazione con l' universo di Stan Lee, ahimé mi ha impedito non poco di apprezzare questo globale fenomeno di massa ed Iron Man, personaggio bandiera, che tolleravo male anche prima, è certamente la figura per me più odiosa. Il talento di Robert Downey Jr. è però perfetto per il Vendicatore in armatura, specie in questa variante cinecomica quasi panettone, ma mai troppo distante dal cartaceo. Il connubio fatato che ha posto le basi per un vero e proprio Ironman-verso di cui l'eroe multimiliardario è il suo Superman, quando, nei fumetti è solo un Batman di una squadra arrivata seconda dietro ai Fantastici Quattro e che nessuno, popolarmente parlando, si ricordava se non per essere l'omino coi baffetti che ha costruito lo scomparto segreto della camera dell'Uomo Ragno nella serie "...coi suoi fantastici amici."
Oggi le cose sono totalmente ribaltate (e la mia natura di storico del fumetto ha una continua acidità di stomaco per questo) e col terzo capitolo dei film dedicati a Tony Stark si doveva concludere una trilogia per quella pellicola che ha dato il via a tutto, ma il regista responsabile, Jon Fraveu, ormai Happy Hogan, guardia del corpo di Testa di ferro, per un allineamento non così unico ad Hollywood, di astri e pianeti, non è tornato al timone del progetto. La virata di rotta è stata drasticamente caustica. Shane Black, regista sempre brillante, famoso per un cult dal nome Kiss Kiss Bang Bang, strambo mashup tra "Iron Man e Batman Forever", fu scelto per la supplenza e come spesso accade in questi casi è stato molto più divertente delle lezioni precedenti. Il marchio MCU è sempre lì in primo piano con una banalizzazione senza vergogna di uno dei cicli moderni più importanti e rivoluzionari per il supereroe stesso, Extremis, del genio Warren Ellis; un plagio (o triste coincidenza) di The Dark Knight Rises con tanto di elmetto rotto in locandina esattamente come la Bat-maschera nolaniana ed una struttura cinecomica vetusta, che ricorda più, appunto, un Batman Forever, che un prodotto odierno, a partire dalle motivazione del cattivo di turno identica se non peggiore dell'Enigmista di Jim Carrey. Tutto il resto è però oro: finalmente ci si diverte con il Tony Stark di Robert senza scadere in una tamarreide pensata ad uso e consumo del populismo più basso e diffuso, ma soprattutto l'idea di un terrorista anti americano, il Mandarino, nemesi per eccellenza dell'eroe corazzato, un Bin Laden contemporaneo, che non è affatto quel che sembra è più che vincente: è l'ennesima trappola perfetta per i razzisti e i Mandarini del Fandome fumettistico che non si arrendono in termini nazisti al loro tempo ormai molto e sepolto. E solo per questo non potevo non innamorarmene.
Ah, e poi è ambientato a Natale!
L'esercito dorato
Non mi ricordo nemmeno com'è stato accolto Hellboy II: the Golden Army, ma probabilmente è uno dei tanti flop che amo alla follia (un giorno farò un articolo solo su questo), visto e considerato che non c'è mai stato un Hellboy III.
Quando lo vidi la prima volta ne rimasi estasiato, sta al personaggio di Mike Mignola e al regista Guillermo Del Toro come il Cavaliere Oscuro sta a Batman e a Nolan. Il primo Hellboy di Del Toro già mi era piaciuto, con quella classica parabola di un Superman infernale con un po' dell'Arma X Marvel (Wolverine, ndr), in scena su una sensibilità filmica perfettamente in linea con lo spirito del fumetto, incominciando dalla straordinaria unione di vecchie e nuove tecnologie di effetti speciali. che rendono ogni visione deltoriana più reale del reale. Al secondo capitolo, però, la struttura classica del cinecomic precedente lascia spazio ad un fantasy urbano summa di molti degli archetipi fantastici di fiabe, favole, miti e del genere di Tolkien. Del Toro dà sfoggio della sua immaginazione sfrenata e crepuscolare in connubio con Mignola, papà di Hellboy, in un film solo apparentemente semplice e tradizionale, ma che ancora oggi, nonostante la lentezza che ormai possiamo avvertire, evidenzia tematiche fortemente attuali. Oltre il solito tema della diversità, del dylandoghiano “i mostri siamo noi (e chi sguazza nella mediocrità, aggiungo io)”, ora più che mai notiamo sfumature assai interessanti. Il possente Hellboy passa da un anti-cristo ed anti-superman positivo, ad anti-iron man per tornare inevitabile al mostro di Frankenstein qual è, passando da Quasimodo. L'infernale Compagnia alla Mago di Oz del Red del perfetto Ron Perlman, leone dal buon cuore che dovrà trovare il vero coraggio dalla sua irresponsabile sfrontatezza, del razionale “uomo pesce di paglia d'acqua dolce” alla scoperta delle emozioni e sentimenti del cuore di Doug Jones, ora in viaggio sulla Discovery trekkiana, la nuova aggiunta di un saggio omino di latta “gassoso” che scoprirà il valore dell'amicizia al di là di regolamenti obsoleti e l’infuocata Dorothy della magnifica Selma Blair scomparsa dalla cine-circolazione, ci accompagnano in una riflessione del morbo populistico dei nostri tempi, delle crudeltà che alcuni uomini impongono ad altri a causa di culture differenti, di nazioni rinchiuse in riserve che appaiono lager, affamate e dimenticate dal resto del mondo, del razzismo di fronte al diverso che si insinua nella nostra casa collettiva, dell'immigrazione e i Salvini che vi sono sempre stati… ci ricorda che non dobbiamo mai fidarci di "un gruppo di francesi"...ooops di Americani con le torce in mano, in un gioco dell'oca irreale e stupefacente.
Le quattro tartarughe-mostri paranormali del secondo capitolo del ragazzo diavolo saranno un'ottima e avventurosa compagnia per la notte buia e oscura, come tutte le notti, della vigilia portandovi in dono, in fondo, veri valori natalizi dell'accettazione del prossimo, dell'altruismo, del volemose bene a tutti i costi e della famiglia che finiranno a formare.
E se di famiglia parliamo (a Natale è d'obbligo) non possiamo non menzionare la famiglia migliore di sempre: gli Addams.
Prima di Rick & Morty, prima dei Griffin, prima dei Simpson, prima dei Flintstones? C'erano gli Addams: gotici, grotteschi, assurdi, bizzarri, strampalati, macabri, forse persino horrorifici, araldi del black humour.
Chi non li conosce? Dalla classica idea che molto denaro porta molta eccentricità, nasce questa famiglia di mostri, assassini, eretici e chi più ne ha più ne infilzi, appartenente a quel filone in cui la normalità è l' unica vera cosa di cui temere, dietro una lente decisamente comica e leggera. Ma forse non tutti sanno che prima del fenomeno televisivo che diventarono erano una strip a fumetti di, appunto, il Sig. Charles Addams. E forse, ancora più raro è riuscire a leggerli, almeno in italiano, perciò scongelate il piccolo capolavoro di comicità che è la pellicola cinematografica del 1991 del mitico Barry Sonnenfeld (qualcuno ha detto Men In Black?). Il primo lungometraggio moderno dedicato a questa famiglia ben poco ordinaria risulta ancora oggi praticamente perfetto, sia rispetto al materiale originale, che come autonoma commedia cinematografica. C'è davvero ben poco altro da dire se non guardatelo, guardatelo e riguardatelooo! Inizia a Natale e finisce ad Halloween, insomma un Nightmare Before Christmas di pungente ironia all'incontrario e, ancora una volta, come tante opere per famiglie, parla efficacemente del vero senso di quest'ultima, al di là di tutte le patinate apparenze occidentali. Il clan più sinistro e simpatico mai concepito, non può che entrare nei vostri cuori, coi suoi anti-valori e le sue assurde disavventure a contrasto coi veri mostri della società: persone ordinarie dal cuore di catrame.
Non ve ne pentirete, parola di bollitore di bambini!
Dì soltanto una parola…
...ed io sarò salvato!
E la parola è Shazam!
Direttamente dal magico mondo DC Comics un eroe che più natalizio non si può. È un bambino, ma è anche un adulto, è un orfano, ma ha una famiglia, è un mago, ma veste come un supereroe, è il Peter Pan degli eroi in calzamaglia made in USA e vive avventure tra la fiaba e la super-criminalitá. È il sogno pazzesco di ogni nostro bimbo interno, atavico ed innocente. Una volta si chiamava Capitan Marvel ed è stato il primo, in assoluto, con questo nom de bataille, prima del character Marvel e non era ancora in casa DC. Nasceva come il Little Nemo dei supereroi, con un tratto incredibilmente favolistico ed anni luce avanti ai suoi concartacei colleghi... e non era semplicemente un Tom Hanks in Big, ma più un Venom dorato ed eroico, una fusione unica di distinte figure.
Ma il tempo passa e i nomi incontrano problemi legali, i personaggi Crisi e reboot ed infine il fumetto sbarca al cinema. L'adattamento a 16:9 dello svedese ed horror David Sandberg, raccoglie agilmente tutta la simpatia e l'atmosfera di questo supereroe magico, portandolo ad un presente sorvegliato dai membri della Justice League di Batman e co. Zachary Levy è una rivelazione nei panni dell'adulto e metaumano Billy Batson ed Asher Angel, nomen omen, è il giusto mix di faccia d' angelo e da schiaffi utile per una contemporanea e credibile versione dell'orfano anti-crimine. La parabola infantile e pre-adolescenziale esce prepotentemente fuori dalle oscure ombre finemente lavorate dello Snyder-verso con semplice genuinità senza mai scadere nella commedia superficiale e burina del primo MCU. Il divertimento è assicurato e anche una buona dose di calore natalizio in un cinecomic in cui il concetto di famiglia è centrale, quanto il coraggio di mostrare che il sangue è proprio l'ultimo mattone su cui fondare profondi legami di amore fraterno. Ritorneremo ragazzini spensierati che non si arrendono davanti ai drammi dell'esistenza e ci nutriremo di speranza con la squadra di Power Rangers saettanti migliore di sempre: quella di Billy e dei suoi fratelli d'ideali. Sì spreca pure la meta-narrazione del meta-cinema dell'universo DC Comics, sia fumettoso che cinematografico, con una sorprendente dose di easter-egg, inside joke, ma soprattutto tanta, tanta autoironia. Sicuramente il miglior cine-super-comic a tematiche classicamente natalizie per tutta la famiglia sulla proverbiale piazza.
Dulcis in fundo, per chiudere la nottata come si deve, un capolavoro della categoria venuto alla luce (o dovrei dire alle ombre) quando ancora questa non era minimamente considerata. Erano gli inizi degli anni ‘90 e ancora si sentivano gli eco dei decadenti 80's, che la Warner Bros. volle bissare il successo del Superman di Reeve e Donner, con un'altra sua grande proprietà: Batman. In mano a quello che diverrà un regista con la R maiuscola, originale, di culto e di qualità, Tim Burton, profondamente segnato da atmosfere lugubre e grottesche, che sembrava perfetto per un personaggio che si veste da pipistrello, Batman diventa un bizzarro vigilante draculesco che zompetta qua e là con l'inquietante ghigno di Michael Keaton ed un clamoroso successo commerciale dell'89! Ma come capiterà in parte a Christopher Nolan, è solo col seguito del primo Batman, che Burton dà il meglio di sé , di tutta la sua autorialità asfaltando come uno schiacciasassi l'essenza del personaggio. Batman (II) - Il ritorno, con questo titolo da action di bassa lega, ormai demodé, è un capolavoro gotico, una novella nera e straziante sulla diversità (ancora ritorna questo tema sempiterno) e soprattutto sulla crudeltà dell'incubo americano. La pellicola meno fedele e più liberamente ispirata ai fumetti di Batman, ma certamente il migliore in termini narrativi prettamente cinematografici dei due film diretti da Burton. In questa girandola tetra di personaggi e non di eroi o criminali, definiti più dall'occhio dell'opinione pubblica che dalle proprie azioni, di freak colpevoli solo di voler essere se stessi, precipitiamo in caduta libera attraverso tutti i vizi e le deformità del moderno occidente. Vi è davvero tutto in questo cinecomic di decenni fa: l' eroe e l'anti-eroe, il sessismo, il femminismo, la filosofia satanica e cristiana, la critica feroce ad un ancor più feroce capitalismo, la società dell'immagine, la manipolazione dei media, l'infanticidio, etc, etc. In questo Canto di Natale oscuro e malinconico si elevano nuovi e vecchi attori del mondo dell'uomo pipistrello generati come lo Zio Paperone egoista ed indifferente privo di ogni minimo scrupolo se non quello del proprio personalissimo profitto fino all'assassinio più efferato, Max Schreck, o stravolti come l'anti-cristo circense e berlusconiano, rancoroso ed infantile, seppur triste vittima dei costumi di questa società al punto da farci credere alle sue dubbie ragioni, Il Pinguino o la paranormale Catwoman, donna-gatto, donna-schiava, repressa dal maschilismo più o meno strisciante, che muta in folle sogno erotico maschilista, amazzone e vendicativo dominatrix. Il tutto in un delicato equilibrio di ruoli e vocazioni in cui nessuno è veramente un meritevole salvato o un immacolato salvatore, ma semmai un bizzarro giocatore rivolto contro il suo simile dalla violenta mediocrità dell'uomo qualunque.
Ed ora possiamo davvero chiudere gli occhi in attesa dei regali del mattino.
Buon Natale a tutti!
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