lunedì 18 gennaio 2021

Wonder Fact

Popolo nerd ditemi quanto pesano le vostre palle. No, non fatevi strane idee, mi riferisco ai quei piccoli macigni, del tutto simili alle zavorre dei condannati ai lavori forzati, che vi saranno cresciuti come funghi, se avete seguito la straziante odissea del film Justice League di Zack Snyder. Bene, oggi scopriamo che non è l'unica produzione supereroica dell'ultima dirigenza Warner ad esser stata un pochino travagliata. Avevamo già capito che anche il bellissimo Batman V Superman e soprattutto Suicide Squad di David Ayer avevano avuto pesanti pressioni per imboccare una via molto diversa da quella voluta dai registi, ma ora, anche per Wonder Woman, Patty Jenkins si è tolta qualche sassolino dall' obiettivo. Dichiarazioni sorprendenti, più per l'elegante e professionale silenzio finora dimostrato dalla regista di Monster, che per l'incredulità dei fatti. Ciò che è rimbalzato su ogni possibile fonte di notizie è che nel coraggioso finale di Wonder Woman non doveva esserci alcuna battaglia tra l'amazzone e il villain di turno. Un classico elemento narrativo praticamente obbligato per i supereroi, al cinema come nei fumetti, sostanzialmente aggiunto in extremis per sola volontà dello studio. 


Per carità, inutile fare i polemici, qualunque film, anzi qualsiasi opera d'arte e non, è tanto del regista quanto dei produttori (per non parlare delle maestranze o dei curatori degli FX) e figlio di svariati compromessi, perciò, per quanto mi riguarda è tutto ben poco scandaloso. Casomai, sulle modalità e sul rapporto che ultimamente gli Studi Warner paiono avere coi loro collaboratori e dipendenti si potrebbe aver da discutere o sul loro fallimentare utilizzo dei grandi personaggi DC Comics, ma, come si suol dire, è tutta un'altra storia. In queste rivelazioni e ancor più nella loro riproposta, sembra che il plot dello scontro finale tra protagonista ed antagonista sia uno sciocco appannaggio DC ed in particolare delle ultime trasposizioni cinematografiche dei suoi supereroi. Non solo: il linguaggio usato insinua che l'idea è una consuetudine banale e noiosa da cui la DC non vuole minimamente affrancarsi. Se una mente disattenta e poco avvezza al mondo dei comics ( o a quello delle fake news, l'impostazione dell'annuncio è identica) apprenderà notizie comunicate in questi termini ciò che ricorderà sarà, in questo caso, che la DC non sa fare i cinecomics, che li fa male, che non ha dei buoni personaggi e così via… 


Un qualcosa che, al di là dei propri gusti cine-fumettofili, non è obiettivamente una realtà. È ridicolo. Lo schema del buono che alla fine della storia si ritrova in un faccia a faccia col cattivo, risolto con sonore botte da orbi, è fondante nei supereroi ed è presente nella maggioranza dei racconti di finzione, perlomeno dal mito greco ad oggi, se non prima. A livello filmico, poi, solo nei tanto amati lungometraggi Marvel dell'Universo Cinematografico è praticamente un appuntamento fisso. Guardando ad altri generi non vi è un blockbuster che se ne scampi, con qualche rarissima eccezione. In fondo neanche il cinema d’autore. Tralasciamo il mondo dei videogiochi di cui è l'anima e il cuore dei loro schemi, livelli e mostri finali. Questo perché è una formula consolidata direttamente nei nostri geni, nel nostro adattamento culturale e funziona alla grande con quel suo straordinario effetto catartico, da non poterci rinunciare ancora oggi, ancor più per qualcosa creato per il grande pubblico. Insomma, far passare come una pallosa prassi DC qualcosa che è invece il fulcro della letteratura della nostra specie, non è il massimo della deontologia giornalistica. Qualsiasi notizia contribuisce a formare il pensiero della pubblica opinione e, se consegnata con tale faciloneria, passo dopo passo, costruisce un'irrealtà creata a tavolino che sostituisce completamente ciò che realmente è. 


Se Superman e Batman rimarranno ai margini della storia dell'editoria (piuttosto improbabile, non sono Occhio di Falco, ma giochiamo di assurdo) possiamo benissimo lanciare un liberatorio e fragoroso chissenefrega. Esattamente come qualunque fumetto, sono delle grandi prove dell'ingegno umano che speriamo di conservare nei secoli, ma messi alle strette, in fondo, ci rendiamo conto che un giornalino non è proprio tra le cose più strettamente essenziali della vita. Ci sono però altri ambiti assai importanti in cui questa specifica modalità crea gravi conseguenze, come la politica e la scienza, per dirne due a me care. La disinformazione è alla base di qualunque stortura sociale. Le carenze culturali possono sembrare scollegate da quelle del vivere quotidiano, ma è proprio dall'assenza delle giuste nozioni, che prendono vita inquietanti forme di relazione sociale, come, per fare un esempio vicino, l'assalto estremamente violento al parlamento statunitense a Washington da parte di un insieme organizzato di sostenitori di Trump. 


Certo, le cose non accadono dall'oggi al domani, è un procedimento lento e costante, come un'epidemia che si propaga piano, piano tra le pieghe della comunità. Il linguaggio in tutte le sue forme, scritto, visivo o uditivo, pure, è una delle fondamenta della mente umana. Un codice di programmazione assorbito dalla nostra materia cerebrale attraverso le esperienze dei cinque sensi, che genera o consolida gli schemi mentali alla base delle dinamiche di ragionamento, indipendentemente dal loro oggetto. Una combinazione di varie forme comunicative la cui alta qualità, non diversamente dal cibo, è decisamente indispensabile per avere una capacità di comprensione adeguata alla realtà in cui viviamo. Sempre più sono oggi le persone, anche giovani, con grandi difficoltà non di lettura, ma di codificazione dei messaggi che essa veicola. I livelli di lettura diventano così unici, scompaiano, schiacciandosi uno sotto l'altro e quel che soccombe è sempre la complessità, lasciandoci la scontata apparenza. Perdiamo la diversità di linguaggio per un'omologazione sempre più ottusa e meno adattabile. Certi articoli, perciò, certe notizie televisive, radiofoniche, come questo Wonder Fact, non aiutano a migliorare un affresco piuttosto triste, anzi.


 La programmazione che contengono è così nociva che, al contrario, sono una delle cause di questa disfunzione sociale. Tornando un attimo nel nostro piccolo mondo fumettoso, spieghiamo così, almeno in parte, la mutazione in deliranti critici di qualsiasi banale lettore di fumetti, spettatore di cinecomics, videogiocatore e tanto altro ancora. Comprendiamo, per una percentuale, come questi personaggi riescano ad associare un'assurdità dietro l'altra creando pazzesche mistificazioni. Perfetti sconosciuti ignari della propria incapacità, che eleggono a capolavoro qualsiasi cosa che riesca a sfamare i loro desideri più basilari, indipendentemente dal come o dal perché. Il senso critico e obiettivo è disintegrato ed i risultati benché paradossali vengono elogiati, poiché, ahimé, chi ancora lo possiede è un'esigua minoranza. Non potrebbe essere diversamente con lo scarso pane intellettuale che troviamo in giro. Siti, televisioni, giornali, sono sempre più preoccupati di farci cliccare su un titolo che di dirci veramente qualcosa. E non è solo una questione di messaggio Come diceva il Joker nel cavaliere oscuro, ma forse ancora più importante è come si invia questo messaggio.


Amano sempre dire che l'uomo una macchina meravigliosa, ma se l'uomo e la macchina i suoi programmi sono le lettere degli alfabeti, le note, la mimica , le immagini e la loro sequenzialità, gli odori e via dicendo. Questi sono il nostro codice binario e definiscono nel tempo ciò che saremo, è quindi primaria l'attenzione che dovremmo dare anche a cose definite di poca importanza, perché tutto è cultura, pure la leggerezza di uno svago. Non può esserci una società dignitosa senza cultura. Non può esistere cultura senza onestà intellettuale. Perfino nei fumetti e nei cinecomics.



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